A livello mondiale l'emergenza epidemiologica che imperversa nei cinque continenti è davvero drammatica: il Coronavirus continua infatti a mietere vittime e la crisi economica è dietro l'angolo. I governi delle diverse Nazioni interessate dal contagio devono fare i conti con difficoltà di ogni sorta che impediscono di fatto l'attuazione delle più elementari misure a sostegno delle attività imprenditoriali e lavorative, tra risorse finanziarie sempre più risicate e potenziali recessioni che rendono ancor più apocalittico lo scenario.

Ancor più drammatica è la situazione che vivono gli abitanti delle Filippine, Repubblica insulare del sud-est asiatico, bagnata dall'Oceano Pacifico: 48 milioni di residenti rischiano infatti di morire di fame dopo che il presidente Rodrigo Duterte ha ordinato alla Polizia di sparare ai cittadini che violano le regole della quarantena, imposta per evitare la diffusione del contagio tra la popolazione.

Le difficoltà economiche delle Filippine prima del Coronavirus

Lo Stato insulare dell'Estremo Oriente presenta un'economia che annovera tra le attività più redditizie quelle relative al settore secondario: il Paese esporta buona parte delle produzioni di semiconduttori, di abbigliamento e di prodotti petroliferi in generale.

Uno dei principali fattori propulsivi dell'economia della Repubblica insulare è tra l'altro il turismo, che può contare su paesaggi caratteristici che di fatto attirano molti stranieri.

L'emergenza Coronavirus, ovviamente, ha reso tutto più complicato e quindi ora le Filippine devono fare i conti con delle difficoltà enormi, dato anche che la principale filiera reddituale - quella turistica - è stata intrinsecamente stoppata dalla pandemia e che non sarà possibile 'riaprirla' a fine emergenza come si trattasse di una fabbrica o un'industria produttrice di beni.

Il Coronavirus blocca l'economia: la sofferenza dei poveri

A risentire delle condizioni dettate dai vertici politici del Paese sono senza dubbio i cittadini più poveri: appare di fatto complesso riuscire a sopravvivere ad una disposizione che prevede un mese di serrata generale imposto sull'isola di Luzon, la più grande dell'arcipelago, quella che ospita la capitale Manila.

Buona parte della popolazione infatti vive essenzialmente grazie ai lavori giornalieri che consentono a molte famiglie del posto di tirare avanti: con le misure anti-contagio adottate da Duterte si è in pratica posto fine ai mezzi di sostentamento degli abitanti, che non possono in concreto svolgere le attività lavorative che permettevano di racimolare le risorse finanziarie utili a fronteggiare le vicissitudini del nucleo familiare.

La brusca interruzione delle attività produttive farà dunque piombare nello sconforto generale l'intera popolazione, con conseguenze che nel medio-lungo termine senza dubbio si faranno sentire: l'intera economia delle Filippine in definitiva appare minacciata.

I cittadini attendono le misure per fronteggiare l'emergenza Coronavirus

Se da un lato il presidente Duterte ha ordinato di aprire il fuoco nei confronti dei cittadini che decideranno volontariamente di non rispettare le ordinanze, il cui obiettivo è quello di arginare il rischio contagi nel Paese, dall'altro il Governo è al lavoro per adottare una serie di misure a sostegno dei ceti disagiati.

Questo è quanto ha assicurato lo stesso Duterte, che ha precisato che nessuno, in questo frangente, morirà di fame.

La situazione di per se difficile impone una scelta decisa in questo senso: per il bene della popolazione si rendono necessari provvedimenti immediati a sostegno dell'economia. Gli abitanti attendono dunque fiduciosi gli sviluppi sulle decisioni che l'apparato amministrativo metterà in pratica per fronteggiare una crisi epocale, sanitaria ma anche economica insieme.