Claudia Bartolozzi, mamma 33enne di due bambine, è stata trovata morta, carbonizzata, nella sua auto il 29 ottobre 2009. Per la Procura di Macerata si è trattato di un suicidio, ma i genitori, Basilio e Giuseppa, non hanno mai creduto a questa versione: troppe domande non hanno mai trovato risposta e, per questo, continuano a chiedere giustizia e verità. Nella puntata andata in onda mercoledì 1º aprile, la trasmissione di Rai 3 "Chi l'ha visto?" è ritornata sull'inquietante caso di cronaca nera e ha condiviso l'appello dei coniugi Bartolozzi.

Il giallo di Claudia Bartolozzi

Claudia Bartolozzi viveva a Corridonia, comune alle porte di Macerata. Da poco separata, lavorava nel capoluogo marchigiano come operatrice socio-sanitaria. All'alba del 29 ottobre 2009 (giorno dell'anniversario di matrimonio con il suo ex), a fine turno, ha lasciato l'ospedale, ma non è più tornata a casa. Poco prima delle 6 del mattino, infatti, è stata trovata senza vita all'interno della sua auto in fiamme in contrada Alberotondo, a Macerata.

Dopo gli accertamenti del caso e le indagini di rito, il gip Domenico Potetti e la procura stabilirono che si era trattato, senza dubbio, di un caso di suicidio. I genitori della donna, però, non hanno mai creduto a questa ipotesi.

La loro Claudia aveva attraversato un momento difficile, ma ne stava uscendo più forte e determinata di prima. Era piena di vita e di progetti. Aveva anche conosciuto un nuovo compagno e acquistato un appartamentino. Insomma, non aveva motivo per porre fine alla sua esistenza.

Secondo la famiglia Claudia sarebbe stata uccisa

Qualche tempo fa, la famiglia Bartolozzi ha incaricato l'avvocato Alessandro Caruso Frezza di chiedere la riapertura delle indagini. Il legale, dopo la rilettura delle risultanze istruttorie dell'epoca e sulla base di nuovi esami svolti con ausilio criminologico, tecnico-grafico e grafologico ha portato all'attenzione della Procura della Repubblica l’ipotesi dell’omicidio premeditato.

Lo scorso dicembre, però, il gip ha rigettato la tesi e non ha acconsentito a riaprire il caso. La trasmissione "Chi l'ha visto" ha così voluto dare voce a Basilio e Giuseppa Bartolozzi (che impugneranno la sentenza anche davanti alla Corte Europea di Strasburgo) e ha ripercorso l’intera vicenda evidenziando i tanti dubbi che ancora oggi angosciano la famiglia. "Nostra figlia non tornerà più - ha dichiarato commossa la mamma di Claudia - ma che almeno i nostri occhi possano vedere la verità prima che sia troppo tardi".

Claudia secondo la grafologa non avrebbe scritto il biglietto d'addio

I genitori di Claudia non vogliono arrendersi ad una verità che, dopo 11 anni, ha troppi punti oscuri. Troppe cose, nella ricostruzione ufficiale, infatti, non tornano, troppe cose non sono mai state chiarite.

L'auto della giovane mamma, ad esempio, è stata trovata lungo un tratto di rettilineo, in discesa, con la marcia ancora inserita. In un primissimo momento si era pensato ad una tragica fatalità e all'esplosione del serbatoio della Fiat Panda a metano.

Ma le cose non andarono così: i rilievi hanno accertato che l'incendio è stato di natura dolosa ed è stato provocato dal versamento di liquido infiammabile. Il fuoco è stato appiccato dal lato del guidatore e, secondo la Procura, Claudia si sarebbe versata della benzina addosso. Così, quando in casa della 33enne venne trovato un biglietto d'addio per le figlie (non firmato e non datato) si è deciso di archiviare il caso come un suicidio. Ma Claudia, come stabilito dalla perizia della grafologa Lucia Fortunato, non ha mai scritto quelle righe.

Inoltre, poche ore prima di morire, Claudia, venne obbligata dalla sua caposala a prendere delle ferie. Secondo quanto ricostruito dai colleghi, la mattina del 27 ottobre, un medico avrebbe chiesto alla 33enne di "coprirlo" con la moglie. L'infermiera, però, decise di non confermare il suo alibi e in ospedale scoppiò il finimondo: la consorte tradita fece una scenata in reparto ed anche i vertici del nosocomio vennero a conoscenza della vicenda.