Nella mattinata del 28 aprile la voce di Papa Francesco è stata importante, perché ha smorzato le polemiche che nelle giornate precedenti si erano levate per protestare contro le nuove disposizioni del governo Conte, in merito al blocco della celebrazione delle messe aperte al popolo anche dopo il 4 maggio. Proprio il pontefice, nell'introduzione della messa a Santa Marta, ha voluto pregare chiedendo al Signore la grazia della prudenza, "nonché di saper obbedire ai decreti governativi per impedire il ritorno dell'epidemia". Un gesto importante, ma sopratutto significativo, per riavviare quella trattativa per il ritorno dei fedeli alle celebrazioni con il popolo, tanto auspicate dai vescovi italiani.

Il Papa ha fornito un assist alla presidenza della Cei

Le parole del vescovo di Roma sono state, di fatto, un prezioso assist lanciato al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, il quale ha dovuto prendere posizione perché pressato dai vescovi per far ottenere presto la riapertura delle chiese alle celebrazioni pubbliche. La protesta è stata portata avanti e con successo, perché il premier Conte si è messo subito al lavoro per stilare un protocollo, d'intesa con lo staff del presidente dei vescovi italiani. Infatti è ripresa la trattativa e alcune indiscrezioni indicano come data possibile del ritorno alle funzioni religiose aperte al popolo per la seconda domenica di maggio, in concomitanza con la festa della mamma.

Il portavoce della Cei ha confermato che non si vuole arrivare alla rottura con il governo

Il portavoce della Cei, monsignor Ivan Maffeis, incaricato delle trattative con il governo Conte, ha voluto subito chiarire all'agenzia di stampa Adnkronos, di non "volere attuare nessuno strappo, ée tanto meno fare fughe in avanti." Ed ha apprezzato molto le parole di papa Bergoglio, definite dal presule parole decisive, come quelle di un padre premuroso, ma allo stesso tempo forte e deciso.

Il richiamo alla prudenza del Santo Padre è stato opportuno, anche perché in queste ore si sta mettendo a punto il protocollo di sicurezza per far svolgere i funerali nei luoghi di culto dal 4 maggio. Il portavoce dei vescovi ha anche ricordato che, nonostante gli sforzi fatti, non si è ancora fuori completamente dalla fase emergenziale, e che bisogna lavorare ancora qualche giorno per ritornare quanto meno ad una parvenza di normalità.

Il prelato ha continuato affermando che, con molta probabilità, nel giorno di completa riapertura al popolo delle celebrazioni eucaristiche, si riprenderà da dove si è interrotti, ossia con l'obbligo delle mascherine, il divieto di scambiarsi il segno della pace e a ricevere l'ostia consacrata sulle mani dal sacerdote, disposizioni che erano già in vigore prima della completa serrata. In conclusione Maffeis ha spiegato il senso della nota dei vescovi, i quali hanno espresso una chiara amarezza per questa decisione parsa incomprensibile in quanto, avendo visto una parziale apertura di attività non essenziali per la vita del paese, di non riconoscere ai fedeli di ripopolare, pur nel rispetto rigoroso delle norme anti contagio, i luoghi di culto.