Il direttore del dipartimento Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, è intervenuto nel corso della trasmissione L'aria che tira, in onda su La7 per parlare della Fase 2 del Coronavirus. Il professore ha evidenziato la possibilità che un decimo o un ventesimo della popolazione potrebbe essere 'spreader' o addirittura 'superspreader', cioè composto da soggetti capaci di diffondere notevolmente il virus: "E quindi dobbiamo sperare nello stellone". Ovvero nel virus depotenziato o, come sottolineato dal professore: "un virus non ingrado di essere trasmesso".

La preoccupante movida giovanile del weekend

"Sono giunto alla conclusione che se non si verifica la situazione tale per cui abbiamo alle spalle il grosso dell'epidemia e la difficoltà a vederla riprendere, ma data la difficoltà del virus, non certo la nostra nel detenere questo genere di comportamenti - ha dichiarato il virologo - Vabbè, allora quello che possiamo aspettarci è soltanto la brillante ripresa di tutto quanto e arrivederci e grazie". Praticamente, secondo il professore c'è da sperare che "coloro che sono usciti di casa pur essendo infetti, non abbiano un virus in grado di essere trasmesso". Se così non fosse, con tutti gli assembramenti che si sono visti in questi giorni, a parere di Massimo Galli, dovremo aspettarci una risalita dei casi di contagio.

Il virologo ritiene che probabilmente la coda dell'infezione (ovvero la positività al tampone delle ultime settimane) può essere interpretabile come "la dispersione di un virus meno attivo, cioè che non ce la fa più ad infettare"; e questo, ha confessato: "È sempre stato uno dei miei elementi d'ottimismo nei confronti della ripresa".

Una situazione in netto miglioramento

In molti ospedali italiani i malati di coronavirus non entrano più in terapia intensiva e questo significa che la situazione si sta evolvendo in positivo. "È l'unico segnale che ci ha permesso di passare alla Fase 2 - ha commentato Massimo Galli - perché è indice della fine della prima grande epidemia, cioè la prima ondata sta giungendo al termine ed ha già espresso la grande maggioranza dei casi che dovevano andare male".

Il professore ha ricondotto poi questo discorso ad un "minimo di logica": il 15% di coloro che contraggono il virus vengono ricoverati e di questa percentuale "quelli che hanno avuto poi un decorso peggiore più rapidamente degli altri, sono stati i primi ad arrivare in ospedale". Il professore ha infine parlato di un "80% di persone che comunque hanno avuto un decorso della malattia molto più blando e questo è dovuto al fatto che ciascuno di noi ha un assetto cinetico, una capacità di risposta immunitaria, un'età ed una serie di aspetti che fanno sì che risponda alla malattia come può e come sa".