Alessia Ortense, una transgender di 46 anni è morta un paio di settimane fa all'ospedale Civico di Pescara, ma sui manifesti funebri, inizialmente era stata ricordata come 'Dino', il suo nome di battesimo. Adesso, invece la famiglia di Alessia ha rimediato al precedente equivoco, apponendo sulla lapide il suo nome al femminile. L'accaduto aveva provocato delle critiche all'interno delle organizzazioni Lgbt che ora si dicono soddisfatte perché la vicenda si è risolta nel verso giusto.

I parenti hanno dichiarato di non avere colpe

I famigliari di Alessia hanno riferito al Messaggero di non avere deciso loro di mettere il nome maschile sui manifesti.

"È stato un atto di generosità verso la nostra famiglia che da tempo riversa in gravi difficoltà economiche. Se questa persona non fosse intervenuta, nostra figlia non avrebbe avuto i manifesti e neppure il rito funebre", hanno spiegato i genitori di Alessia. È stato dunque un "errore in buona fede'" quello della famiglia Ortense.

"È una mancanza di rispetto verso una persona trans che neanche da morta è stata considerata nel modo giusto - aveva dichiarato l'organizzatrice abruzzese del Miss Italia Trans, Giovanna Miscia su Facebook al momento dell'accaduto - Alessia non era una mia amica, ma una semplice conoscenza e quando ho visto i manifesti al maschile mi sono meravigliata, in quanto Alessia è il nome con cui l'ho conosciuta a Pescara.

Comprendo il dolore e lo sconforto dei famigliari, sono consapevole che è un momento delicato, ma sarebbe giusto aggiungere al nome anagrafico quello d'elezione della donna, almeno tra parentesi, oppure apponendo "detta Alessia". Giovanna aveva anche aggiunto su Gaynews un grido di protesta: "Io non ho intenzione di muovere critiche ai parenti, perché comprendo il loro dolore.

Ma voglio portare all'attenzione di tutti l'accaduto, in qualità di presidente di un'organizzazione trans, affinché queste persone vengano considerate, anche dopo la morte, per quello che volevano essere in vita".

I commenti dell'ex deputata trans

Della questione di Alessia Ortense si è occupata anche Vladimir Luxuria su Twitter, da tempo protagonista della lotta per i diritti civili della comunità trans.

Luxuria ha pubblicato la foto della lapide di Alessia corretta con il suo nome da donna ed ha scritto: "Ecco la lapide della trans Alessia: successivamente alla scelta di apporre il suo nome al maschile sui manifesti, la sua famiglia ha riparato con questa targa che la ricorda come donna. Questo è un simbolo di rispetto che fa onore ai suoi famigliari, davvero dispiaciuti per lo sbaglio e affranti per la sua morte".

Anche presidente dell'arcigay Daniela Lourdes Falanga ha postato su 'Facebook' una frase in ricordo di Alessia, accompagnata sempre dalla foto della lapide: "Lei è Alessia, per sempre Alessia. Eccola da sempre riconosciuta dall'amore di una famiglia che ora è distrutta per la sua perdita. Si è risolta positivamente una questione che appariva terribile".