Una coppia di Brescia di 50 e 48 anni, nel 2013 ha concepito una bambina nonostante l'intervento di sterilizzazione effettuato della donna nove anni fa. Ora il giudice del tribunale di Brescia, Elisabetta Arrigoni, ha emesso una sentenza che obbliga lo Spedali Civili, dove era stata effettuata l'operazione, a risarcire la famiglia delle spese che ha sostenuto fino ad oggi per la figlia 'indesiderata', e a continuare a mantenerla con 300 euro mensili sino a quando diventerà 25enne, per un ammontare complessivo di circa 90 mila euro.

La ricostruzione dei fatti

I coniugi bresciani nel 2011 avevano già tre figli e non erano nelle condizioni di mantenere economicamente un quarto, così, di comune accordo, la donna si recò allo Spedali Civili di Brescia per sottoporsi ad un intervento di chiusura delle tube. Nemmeno due anni dopo, rimase incinta e la coppia decise di intentare una causa contro l'ospedale in questione, chiedendo un risarcimento di 370 mila euro. In questi giorni, il giudice Arrigoni ha riconosciuto che l'intervento non era andato a buon fine e che alla coppia spetta il mantenimento per la piccola, più una somma di 1.513 euro alla madre, per i danni che ha riportato ai muscoli addominali. Il tribunale di Brescia, attraverso questa sentenza, ha deciso di accogliere solo in parte la richiesta dei genitori, accordandogli per la piccola un mantenimento totale di 90 mia euro.

Il motivo di tale decisione sta nel fatto che i responsabili tecnici nominati dal giudice hanno refertato che, nel corso dell'operazione, i chirurghi hanno asportato una porzione di tuba di Falloppio troppo ridotta, causando la successiva ricanalizzazione tubarica. La sterilizzazione non raggiunse dunque l'effetto desiderato e, per questo motivo, la donna sarebbe rimasta inaspettatamente in attesa del suo quarto figlio.

Adesso, l'ospedale dovrà decidere se rivalersi o meno sul chirurgo che ha eseguito l'intervento malriuscito.

La causa appena chiusa

I coniugi protagonisti di questa vicenda lavorano anch'essi in campo ospedaliero e sono stati assistiti dall'avvocato Paolo Persello del foro di Udine. Dopo cinque anni di cause legali, è stato riconosciuto il diritto alla "procreazione cosciente e responsabile", tutelato dagli articoli 2 e 13 del testo costituzionale.

Lo Spedali Civili si era difeso sostenendo che in questo genere di operazioni ci sia sempre la possibilità che la sterilizzazione fallisca, ma a parere dei responsabili tecnici, l'intervento non è stato eseguito in maniera adeguata. Nel 2011, l'avvocato Paolo Persello vinse una causa similare per conto di una coppia del Friuli Venezia Giulia, dinanzi al tribunale di Tolmezzo. "Quel pronunciamento - aveva commentato l'avvocato Persello all'epoca - rappresenta un precedente giudiziario unico nel nostro ordinamento".