Hamza Lyamani, il 26enne che ha accusato Giuseppe Montella e i carabinieri della caserma Levante di Piacenza, ha parlato in un'intervista per il Corriere della Sera pubblicata il 30 luglio, dei suoi timori in merito all'accaduto. "Io non vivo più e non riesco a dormire la notte. Ho paura che possano uccidermi", queste le parole usate dal giovane, che oggi si chiede se abbia fatto bene o meno a denunciare gli abusi, lo spaccio e le torture che si sarebbero consumate nella caserma in questione.

La storia del giovane 26enne

Hamza Lyamani è di origini marocchine, ma vive a Piacenza da tanti anni, infatti parla molto bene il dialetto locale.

"Sum piaseintein" (cioè "ho frequentato le scuole qui"), ha detto durante l'intervista. Poi ha raccontato dei presunti pestaggi subiti in caserma: "Guarda il mio naso. Me l'hanno rotto un paio di volte. Mi picchiavano dopo avermi chiuso nello stanzino. Due mi colpivano e altri due facevano finta di volermi aiutare". Il 26enne ha ricostruito il momento in cui ha incontrato Montella: "Lo conoscevo da ragazzo, faceva l'allenatore di calcio, ma non ero al corrente del fatto che fosse diventato carabiniere". Hamza Lyamani l'avrebbe scoperto quattro anni fa, quando fu arrestato con dell'hashish e affidato in prova, con l'obbligo di firma, alla caserma Levante. Lì ha dichiarato di aver rincontrato Montella, il quale gli avrebbe detto: "Se mi dici chi spaccia, ti faccio venire a firmare quando vuoi".

Ma il 26enne ha asserito di non aver voluto collaborare nell'immediato: "Non usavo cocaina. Lui ha iniziato a pagarmi con sostanze illecite. Invece di darmi una mano, mi ha fatto cadere ancora più a fondo".

Il ragazzo ha raccontato dei pestaggi

"Ricordo le grida disumane di un malcapitato che si trovava nella cosiddetta stanza delle terapie, dove conservavano gli stupefacenti sequestrati", ha dichiarato Hamza Lyamani, sottolineando che tutto questo sarebbe avvenuto sotto gli occhi del comandante della caserma.

"Poi quando ho espresso la volontà di smettere, poiché avevo una brava ragazza, Montella ha cominciato a seguirmi al Sert, dove ero in affido, impedendomi di entrare", ha spiegato il 26enne, aggiungendo che in seguito i carabinieri avrebbero cominciato a picchiarlo. Ma il giovane non avrebbe sporto denuncia subito e ha spiegato il perché: "Il mio avvocato era un amico stretto di Giuseppe Montella, lo stesso che ora lo difende.

Io l'avevo scelto perché era il legale di un mio conoscente". Lyamani ha riportato in quest'intervista un episodio in particolare, mostrandone anche i segni sul corpo: "Una volta mi sono tagliato le braccia con un pezzo dell'accendino, con la speranza che mi permettessero di andare in ospedale". Il ragazzo sostiene di esserci stato diverse volte, ma di non aver mai detto la verità ai medici: "Del resto chi mi avrebbe creduto?".

È ancora scosso Hamza Lyamani, che esprime così il suo disprezzo per Montella al termine del colloquio: "È un animale, provava piacere nel dominare gli altri. Mi ha rovinato la vita".