Una setta, accusata di aver ridotto in schiavitù nel corso del tempo decine di adepti soprattutto donne, costringendoli anche a subire abusi, è stata sgominata nelle ultime ore dalla polizia di Novara. L’inchiesta è partita due anni fa dalla denuncia di una giovane, Anna. La ragazza era stata per 16 anni all’interno dell’organizzazione criminale, che aveva base nel novarese, ma si era diffusa anche in altre città del Nord, come Milano, Genova e Pavia. “Sono stata accompagnata nel gruppo da un parente che faceva parte della setta – ha raccontato la giovane agli inquirenti – avevo otto anni quando ho conosciuto 'Il Dottore'”.

Proprio sull'anziano capo, il cui nome gli altri componenti, le “bestie”, non potevano nemmeno pronunciare, si sono concentrate le indagini che nelle scorse ore hanno portato alla denuncia a piede libero di 30 persone.

La testimone era entrata nella setta a soli otto anni

I racconti di Anna, così come quelli delle altre due testimoni che hanno deciso di collaborare con gli inquirenti, sono molto dettagliati e, per molti aspetti, incredibili. Alcuni particolari destano stupore, come quello della botola in un armadio che permetteva di trasferirsi nel mondo “magico e segretissimo” in cui avvenivano i riti magici, che con tempo si trasformavano in molestie e abusi carnali, e che, secondo la giovane, potevano anche essere "estremi e dolorosi, delle vere e proprie torture".

Secondo il capo della setta questi rituali avevano lo scopo di cancellare "l'io pensante e accendere il fuoco interiore". Per 16 anni la ragazza ha vissuto questo inferno; poi a 24 anni è riuscita ad uscirne e, al termine di un difficile percorso di riabilitazione, ha deciso di raccontare tutto alla polizia, denunciando il ruolo centrale del “Dottore”, posto al vertice dell’organizzazione piramidale del gruppo, un capo assoluto che aveva il potere di decidere su qualsiasi aspetto della vita delle giovani adepte.

La setta reclutava le vittime, anche con l’aiuto di psicologhe

Il 77enne, da anni in pensione, ha lavorato a lungo in una parafarmacia. Originario del Milanese, da tempo risiede in una tranquilla villetta in mezzo ai boschi di Cerano, in provincia di Novara. In paese si fa vedere poco, ma tutti lo conoscono con il suo soprannome, “Il Dottore”.

Gli inquirenti ritengono che, nell’arco dei trent’anni di esistenza della setta, l’uomo sia riuscito a circuire almeno una cinquantina di "prescelte", tra le quali diverse minorenni. Di solito le vittime erano reclutate nelle scuole di danza o nelle altre attività riconducibili all’organizzazione, come la palestra in cui si insegnava l’arte della "Spada celtica", le erboristerie, una bottega di artigianato, e perfino una piccola casa editrice, dove spesso le adepte erano messe a lavorare, in modo da creare anche una dipendenza economica dal gruppo. Prima però venivano plagiate da esperte psicologhe che, nel corso del tempo, da vittime erano diventate carnefici. Il lavaggio del cervello avveniva attraverso l’esaltazione della natura e di un mondo di fiabe, storie fantastiche e libri magici, una "giusta" alternativa alla realtà “sbagliata”, spesso problematica, che le giovani dovevano affrontare al di fuori della setta.

Quindi le ragazze venivano allontanate dai familiari e conoscenti, per ritrovarsi a vivere insieme agli altri membri del gruppo.

L’inchiesta sulla setta non si è ancora conclusa

Dalla testimonianza di Anna e di altre due giovani è partita l’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Novara, in collaborazione con i colleghi del Servizio centrale operativo di Roma, sotto il coordinamento dalla Dda di Torino. È venuta così alla luce un'organizzazione criminale, giudicata impenetrabile e ancora attiva. Nelle ultime ore gli inquirenti stanno controllando il materiale informatico appena sequestrato agli indagati, accusati di riduzione in schiavitù e violenze su donne e minori: da queste analisi potrebbero venire fuori altri capi di imputazione per i vertici del gruppo.

Al momento i reati che coinvolgono minorenni arrivano al 2010, per cui alcuni delitti risultano prescritti; quindi gli inquirenti, che ritengono probabile il coinvolgimento di numerose altre giovani vittime, invitano a collaborare tutti coloro che abbiano avuto a che fare con la setta nel corso degli anni.