Un focolaio di Coronavirus è esploso in una casa di riposo del quartiere Gallaratese, nella periferia Nord Ovest di Milano. Su un totale di 123 ospiti della struttura, ad oggi sono 21 gli anziani risultati positivi in seguito al tampone. Gli esami sono stati effettuati dopo la scoperta della positività di un operatore sanitario, che potrebbe aver contratto la Covid-19 in famiglia e poi aver infettato gli anziani. Comunque quasi tutti i casi risultano asintomatici, non manifestando nessuno dei segni tipici della malattia, nonostante l’età avanzata.

Tuttavia, in via precauzionale, la metà delle persone infettate è stata ricoverata nei diversi ospedali della città: quattro sono al Niguarda, uno al San Paolo e altri ancora al Sacco. Dunque questa volta, a differenza dei mesi passati, l’epidemia sembra aver avuto un impatto attenuato anche sui fisici degli individui di un’età più avanzata, tanto che si sta pensando di modificare le linee guida per i ricoveri.

Continuano gli accertamenti sugli anziani ospiti della Rsa

Nel frattempo continuano gli accertamenti nella residenza per anziani: si attende il risultato dei tamponi effettuati su altre 24 persone. Dopo l’operatore sanitario, anche altri due lavoratori della struttura sono risultati infetti.

Inoltre la società che gestisce la Rsa ha fatto sapere che, mentre 10 ospiti sono stati portati in ospedale, gli altri 11 risultati positivi sono stati messi in isolamento all’interno del complesso, in attesa di ottenere la disponibilità per il ricovero anche per loro. Infatti una delibera della Regione Lombardia prevede che tutti i positivi di una certa età siano portati in una struttura sanitaria, a differenza di quanto accadeva nella prima fase della pandemia, quando diversi malati, anche gravi, non sono riusciti ad accedere al pronto soccorso.

Il dibattito in corso sul ricovero in ospedale degli anziani

Tuttavia negli ultimi giorni la situazione sembra essere cambiata: visto il numero crescente di casi registrati, ci si chiede se sia utile continuare a seguire questa procedura, facendo ricoverare anche gli anziani asintomatici o quasi. Per Massimo Galli, direttore del reparto Malattie infettive del Sacco, se il numero degli infettati continua ad aumentare, si rischia di occupare tutti i posti letto disponibili, non riuscendo poi ad accogliere i malati con quadri clinici più gravi.

Per risolvere il problema si sta pensando di riattivare uno dei reparti dell’ospedale, destinato alle degenze più lunghe. Anche Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats di Milano, intervistato dal Corriere della Sera, invita a rivedere la delibera sui ricoveri della Regione, anche perché trasferire le persone di una certa età, che non presentano sintomi significativi, può creare loro dei disagi. il direttore generale della Sanità in Lombardia Marco Trivelli promette di valutare i pro e i contro di un cambiamento, tenendo in considerazione tutte le possibili conseguenze per ogni singolo ospite.

Dagli accertamenti nella residenza per anziani non sono emerse irregolarità

In queste ore sono in corso numerose verifiche sulle condotte seguite all’interno della residenza per anziani di Milano in cui è esploso il focolaio: non sarebbe emersa nessuna irregolarità nell’assunzione dei protocolli anti-Covid.

Tutti i lavoratori sono stati equipaggiati con i dispositivi di protezione indicati, come confermano anche i sindacati. Tuttavia si sta cercando di scoprire se esiste un eventuale “punto debole” che ha favorito il contagio, anche perché nella Rsa non si era registrato nessun caso di Coronavirus nei primi mesi dell’epidemia. La struttura è chiusa alle visite dei familiari, alcuni dei quali ora protestano per le scarse informazioni ricevute: eppure questo sacrificio non sembra essere servito ad evitare il diffondersi della malattia tra gli ospiti. Per fortuna, come detto, si è verificata un’anomalia positiva, che gli esperti dovranno ora interpretare, visto che le conseguenze del virus, riscontrate tra gli anziani, sono tutte molto lievi.