I fratelli Bianchi in carcere, sono spaventati e chiedono protezione. Temono ritorsioni da parte di altri detenuti, vorrebbero poter restare in isolamento o essere posti ai domiciliari. Nove giorni fa, i due fratelli, Marco, 24, Gabriele, 26 anni, secondo le accuse, sarebbero stati responsabili del pestaggio che ha ucciso Willy Monteiro Duarte, 21 anni. Con il sodale Mario Pincarelli, 22 anni, si trovano nel carcere romano di Rebibbia dopo la convalida del fermo. Rischiano l'ergastolo: il capo di imputazione nei loro confronti, non è più omicidio preterintenzionale, ma volontario aggravato da futili motivi.

L'altro componente della cosiddetta 'banda di Artena', Francesco Belleggia, di 23 anni, è stato scarcerato e posto ai domiciliari: è l'unico ad aver rilasciato dichiarazioni credibili.

Fratelli Bianchi, paura in carcere

Tutelare la loro incolumità: questa la richiesta giunta al giudice e ai vertici del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, da parte dei legali dei fratelli Bianchi e di Pincarelli. I tre, come tutti i neodetenuti, si trovano dal 6 settembre in isolamento: lo prevede la normativa per il contenimento del contagio da Covid-19. I loro legali, Mario e Massimiliano Pica, hanno chiesto che al termine dei 14 giorni di quarantena, venga riconosciuto agli assistiti il diritto a una giusta detenzione e possano andare nel cosiddetto braccio protetto che ospita criminali invisi agli altri detenuti.

La richiesta arriva dopo che sia ai legali che ai familiari degli arrestati sono giunte minacce di morte via social e tramite telefonate minatorie. La risonanza mediatica dell'uccisione di Willy giunta anche a Rebibbbia, renderebbe concreto secondo Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio, il pericolo che siano "oggetto di attenzioni per così dire sgradite all’interno del carcere".

Anastasia ha chiesto per i tre un'adeguata forma dell’isolamento. La richiesta dovrebbe essere accordata, malgrado i cronici problemi di sovraffollamento delle case circondariali siano aggravati dai dispositivi anti-Covid. I tre, infatti, sono stati collocati a Rebibbia perché l'altro carcere romano di Regina Coeli era già al completo.

Fratelli Bianchi, 'accoglienza' a Rebibbia

Da picchiatori esperti di arti marziali, sempre pronti a scatenere risse per fare a botte, i fratelli Bianchi si sono tramutati in pochi giorni di permanenza in carcere in detenuti timorosi, preoccupati della propria salvaguardia. Il codice d'onore dei detenuti non tollera 'infamie': feroci delitti commessi contro donne, bambini, giovanissimi inermi uccisi in maniera efferata e senza motivo, come è accaduto a Willy. All'arrivo dei picchiatori di Artena a Rebibbia, gli altri detenuti hanno rimarcato la loro contrarietà. Li hanno accolti con sputi e grida: 'Non vi vogliamo', l'unica frase riferibile. Ossessionati dalla cura dei corpi tatuati, appena arrivati in carcere, la loro preoccupazione era stata quella di dover bere l'acqua del rubinetto.

Intanto, oggi, i loro legali hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame per contestare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Intendono fare leva sul fatto che l'arresto sia avvenuto all'alba di domenica 6 settembre, non durante il pestaggio, ma quasi in flagranza di reato. I legali intendono anche smontare l'accusa di omicidio volontario.

Fratelli Bianchi, le indagini

Mentre sabato a Paliano, comune dove viveva, in uno stadio gremito e commosso si sono svolti i funerali di Willy, le indagini stanno andando avanti su più fronti, compreso quello patrimoniale. Sui social, i fratelli ostentavano ricchezza e un tenore di vita molto al di sopra delle possibilità dei due, poco più che ventenni, ufficialmente nullatenenti, un negozio di frutta aperto qualche mese fa a Cori.

La Guardia di Finanza sta facendo accertamenti su di loro, come su gli altri due fratelli: tutti sarebbero accomunati da un'agiatezza non giustificata dai redditi. Gli arrestati sarebbero stati esattori per conto di pusher e a suon di botte.

Il padre, Ruggero Bianchi, avrebbe percepito il reddito di cittadinanza. A carico dei due fratelli, ci sono già otto denunce, cinque per Marco, tre per Gabriele per lesioni, minacce, spaccio di droga, porto d'armi, violazione del lockdown. Le denunce sono state acquisite nel fascicolo aperto dalla Procura di Velletri per l'omicidio di Willy. Le nuove numerose testimonianze raccolte, convergono con la versione dei fatti finora accertata: a picchiare Willy, sarebbero stati tutti e quattro gli arrestati, con particolare accanimento dei due fratelli picchiatori.