Il 55% della popolazione soffre di "solitudine da Coronavirus", malessere acuito tra i più giovani. È quanto evidenziato nello studio condotto da Antonio Noto, Direttore dell’Istituto demoscopico IPR Marketing, il quale ha proposto sul Sole 24 Ore un sondaggio che dimostra gli effetti emotivi correlati alle norme anti-contagio riscontrati sulla popolazione italiana. Il suono della solitudine è il suono di una sola mano che applaude, è un silenzio ingombrante di disagio che si ascolta senza potere essere raccontato. Una condizione di esclusione, di lontananza dall’altro circostante, che la pandemia di Covid-19 ha amplificato in questo periodo di stabile e costante incertezza.

Nell’attesa di un vaccino capace di porre fine all’epidemia, il mezzo più efficace contro l’aumento dei contagi e le conseguenti morti giornaliere è stato il distanziamento sociale. Il lockdown nazionale durato dal 9 marzo al 18 maggio ce lo ha dimostrato chiaramente e infatti, adesso, sei mesi dopo quelle misure drastiche di contenimento, con la curva epidemica in fase di ascesa e il ritorno prepotente dell’epidemia, sembra praticamente inevitabile un nuovo confinamento. Alla luce di questa ipotesi l’Istituto demoscopico IPR Marketing ha elaborato l'indagine.

Giovani prigionieri della solitudine

Alla domanda: «Attualmente le capita di provare una sensazione di solitudine?», il 45% degli intervistati ha risposto «no, mai»; il 37% ha detto che «sì, a volte soffre di solitudine» e il 18% ha confidato di «soffrire spesso» di solitudine.

Il dato più sorprendente dell’indagine è la percezione che hanno i giovani nei confronti del proprio senso di isolamento. In quest’ultima fetta di popolazione, infatti, è la fascia di età 18-34 anni ad avere accusato frequente mancanza di affetto, sostegno o conforto, pari al 32%, che si abbassa al 21% nella fascia di età 55 anni e oltre.

La solitudine ai tempi della Covid-19

Pensando agli ultimi mesi di epidemia da coronavirus, il 60% tra coloro che soffrono la solitudine ha dichiarato che la sensazione è aumentata considerevolmente rispetto al passato, e in particolare questo senso è stato associato a fattori come «sentirsi incompreso, frustrato (63%)» e parallelamente alla «difficoltà di vedere partner, amici, parenti (61%)».

L’uso della tecnologia, nella fattispecie di internet e dei social network - ammette il campione - sono usati nella gestione delle relazioni sociali ma «con disagio (53%)» anche se «consentono di mantenere le relazioni esistenti (26%)» e in alcuni casi perfino «consentono di allargare le relazioni (17%)». Infine, a conferma della situazione drammatica che stiamo vivendo, resta proprio l’emergenza sanitaria il tema che preoccupa maggiormente gli italiani. Un’emergenza che, come dimostra l’analisi dell’Istituto demoscopico IPR Marketing, non risparmia e infetta il piano emotivo della popolazione.