Sono tanti i punti ancora da chiarire sulla morte del dottor Stefano Ansaldi, il ginecologo di 65 anni accoltellato alla gola sabato 19 dicembre, poco dopo le ore 18, mentre si trovava in via Macchi all’angolo con via Scarlatti a Milano, nella zona della stazione centrale. Inizialmente si era pensato a una rapina finita male, anche perché quasi contemporaneamente un pensionato 72enne era stato aggredito da due malviventi a poche centinaia di metri di distanza. Ma l’esame delle telecamere di sorveglianza avrebbe scagionato i due.

Così gli inquirenti, pur non scartando del tutto questa ipotesi, hanno iniziato a seguire anche altre piste, indagando sulla figura del ginecologo originario di Benevento, che viveva e lavorava a Napoli.

Non da ultimo, come anticipato dal Corriere della Sera, si è pensato che il delitto potrebbe essere legato al coinvolgimento di Ansaldi nei traffici di denaro nei paradisi fiscali.

I tanti punti oscuri nel delitto del ginecologo Ansaldi

Tra i tanti elementi che hanno fatto insospettire gli inquirenti, c’è il luogo in cui è avvenuto il crimine: un tratto di strada in cui il marciapiede è occupato dalle impalcature per i lavori di restauro della facciata di un condominio. Si tratta di un luogo nascosto alla vista, adatto per una rapina, ma anche per organizzare un incontro lontano da occhi indiscreti, o magari uno scambio di denaro; infine quell’incrocio si è rivelato il posto ideale per portare a termine un assassinio senza nessun testimone.

C’è poi l’arma del delitto, un coltello da cucina, che non farebbe pensare a un sicario professionista, ma a un omicidio compiuto col primo strumento a disposizione. Inoltre chi indaga si è soffermato sulla violenza del colpo mortale, sferrato con rabbia da una persona forte, come se fosse stata spinta da un qualche risentimento nei confronti della vittima: quindi si è pensato anche a una vendetta per qualche torto subito in passato dall'omicida.

Il misterioso viaggio a Milano del ginecologo

Sono diversi i punti ancora da spiegare: non si conoscono le motivazioni dell’improvviso viaggio a Milano di Ansaldi, che per giunta era ricercato dalle forze dell’ordine campane perché era venuto a contatto con un sospetto caso di Covid-19. Il ginecologo, invece di rimanere a casa in questo periodo così critico, era partito senza portarsi dietro nessun abito di ricambio, prenotare un albergo o fare un biglietto di ritorno.

Aveva con sé solamente una borsa da medico, ritrovata vuota: inoltre, vicino al corpo della vittima, che indossava guanti di lattice e mascherina, i carabinieri hanno rinvenuto il suo orologio di marca, col cinturino chiuso. Unico oggetto mancante dalla scena del delitto è il telefono cellulare di Ansaldi, con ogni probabilità trafugato dall’assassino. Tutto lascerebbe pensare che il ginecologo fosse partito in tutta fretta da Napoli per incontrare qualcuno.

Le altre ipotesi sul movente del delitto del ginecologo che gli inquirenti stanno seguendo

Gli inquirenti, pur non trascurando la pista della rapina, visto anche l’elevato tasso di microcriminalità nel quartiere che circonda la stazione centrale di Milano, si muovono su altre strade, evidenziate dal Corriere della Sera.

Per esempio si è posta l’attenzione sulla vecchia denuncia di una donna che aveva accusato il ginecologo, insieme ad altri tre medici, della morte della figlia, subito dopo la sua nascita. Un’altra storia strana, che ha avuto come protagonista Ansaldi, è quella della sua denuncia per la scomparsa di un assegno in bianco, da lui già firmato e destinato a una società di Malta, peraltro implicata nelle recenti inchieste giornalistiche internazionali sugli investimenti offshore nei paradisi fiscali. Quindi, secondo le voci raccolte, il ginecologo potrebbe essere finito al centro di un importante giro di soldi in nero.