Sgomberato dalle forze dell'ordine il rave party abusivo che si è svolto nel viterbese, ai confini tra Lazio e Toscana, ora inizia la conta dei danni. Piero Camilli, proprietario del terreno occupato dalla notte tra il 13 e il 14 agosto da almeno 6500 persone, con punte di 10mila, denuncia: "C'erano 30 ettari di pascolo e ora non c'è più niente, solo immondizia e siringhe".
Musica giorno e notte, assembramenti senza mascherine anti-Covid, un 25enne morto annegato nel lago di Mezzano, un bambino nato, due denunce di violenza, una decina di ragazzi ricoverati in coma etilico: è accaduto questo e altro, in cinque giorni di illegalità e sballo.
Finché, ieri sera, molti dei partecipanti hanno cominciato a lasciare l'area. E stamattina, dopo una lunga esitazione, è iniziato lo sgombero dell'area da parte delle forze dell'ordine, concluso senza incidenti. Sono stati sequestrati due furgoni contenenti materiale acustico e gruppi elettrogeni, e identificate oltre 3mila persone. Oltre ai danni, si teme un focolaio di Covid.
Rave illegale: 'Chiederò i danni allo Stato'
Danni ambientali, economici, paesaggistici: li hanno subiti, in cinque giorni di assedio da parte dei partecipanti al rave, gli imprenditori locali dell'Alta Tuscia. Soprattutto Piero Camilli, sindaco di Grotte di Castro, ex presidente del Grosseto Calcio e della Viterbese, proprietario della tenuta agricola di Valentano, adiacente all'oasi del lago di Mezzano, scelta come sede del mega raduno.
Da 40 anni, Camilli produce nella sua azienda agricola latte e carni, ha duemila pecore e 500 bovini. Intervistato da La Stampa e Il Corriere della Sera, ha riferito che i cani di chi ha partecipato al rave party gli hanno ucciso dieci pecore. Le altre sono rimaste senza acqua da bere perché gli hanno spaccato il pozzo. "Hanno devasto tutto, sono arrivati a saccheggiare i capannoni delle mie imprese".
In una sola notte, gli sarebbero stati rubati due quintali e mezzo di gasolio, pacchi di latte in polvere, diverse attrezzatture. Sarebbero state distrutte staccionate e danneggiati capannoni, anche a distanza di chilometri dal luogo del rave party. Il primo giorno del maxi raduno, il 14 agosto, mentre era in ferie, Camilli ha fatto immediatamente denuncia per occupazione abusiva: "Ma nessuno è intervenuto".
In questi giorni da incubo, avrebbe voluto parlare ai genitori dei partecipanti al rave per raccontargli di una ragazza che avrebbe visto defecare in una strada di campagna, davanti a tutti. O delle farmacie di Valentano che avrebbero esaurite le scorte di siringhe perché destinate allo spaccio interno alla festa. O anche dei furti e della spesa proletaria subita dai commercianti. L'imprenditore, che ha presentato tre denunce per danneggiamento, furto e altri reati, tramite il suo legale, Enrico Valentini, andrà oltre e chiederà il conto al Viminale: “Per forza, da chi me li faccio pagare i danni, dai signori che hanno invaso le mie terre”?
"Da stamattina siamo al lavoro per valutare danni sui 30 ettari occupati per 5 giorni", ha aggiunto il sindaco di Valentano, Stefano Bigiotti.
Sul terreno liberato, sono rimaste immondizie di ogni genere. Dopo lo sgombero, i sindaci dei comuni limitrofi hanno lamentato la presenza di ragazzi che giravano e avrebbero compiuto furti. Circa 300 partecipanti trovati nei pressi del lago di Bolsena, sono stati invitati ad allontanarsi.
Rave: 'Lo Stato tratta? Mi vergogno'
Oltre ai danni, per Camilli ciò che è avvenuto racconta "la sconfitta dello Stato". A suo dire, è innazitutto mancata la prevenzione, non si è tempestivamente smobilitato il rave party prima che affluissero altri partecipanti, quando nella sua tenuta erano già arrivati Tir e apparati tecnici.
Il suo terreno sarebbe diventato piazza di spaccio di eroina e cocaina: di fronte a ciò, l'intenzione iniziale dello Stato di non sgombrare il raduno illegale e di trattare con gli organizzatori francesi dell'evento, lo ha fatto indignare: "Perdonatemi, ma mi vergogno di essere italiano", ha detto.
L'imprenditore agricolo 70enne che nel 2013 è stato candidato al Senato con Fratelli d’Italia, ha riferito di avere il porto d’armi. Ma ha aggiunto che se fosse andato di persona a farsi giustizia da sé, sarebbe stata ancora più evidente la resa dello Stato.
Rave, accertamento di reati e incognita sanitaria
La Questura di Viterbo ha reso noto che è in corso un'attività investigativa volta ad accertare reati commessi nel corso dell'evento illegale. Resta l'incognita sul delicato aspetto sanitario della vicenda: un partecipante ricoverato è risultato positivo al virus. Si teme che nel corso del rave si sia sviluppato un cluster di covid. I partecipanti provenienti da ogni parte d'Italia e d'Europa, al ritorno a casa, potrebbero contagiare amici e familiari.