A Bolzano, da marzo, si sta celebrando il processo a carico di Benno Neumair. L'ultima udienza, quella di ieri 17 maggio, è stata carica di emotività. Reo confesso dell'omicidio di entrambi i genitori, Laura Perselli e Peter Neumair, Benno rischia l'ergastolo, a meno che non usufruisca di uno sconto di pena se, accertata la seminfermità mentale, oggetto del contendere tra specialisti. Per accertarlo, ieri in aula sono stati ascoltati per la prima volta alcuni messaggi vocali che Laura inviò a un'amica. Negli audio, la 63enne sfoga la crescente preoccupazione per un figlio fuori controllo.
Bolzano, 'Abbiamo nascosto i coltelli in casa'
Visibilmente commossa, ieri in aula, ripresa dalle telecamere del programma di Rai1 Storie Italiane, la sorella Madè ha ascoltato la voce di sua madre. In un vocale Laura dice del figlio: "È sempre stato pieno di buone intenzioni e poi c’è questa bestia in lui che lo fa andare così. La diagnosi dei medici tedeschi è che soffre di schizofrenia paranoide con disturbo della personalità e aggressività".
Nelle udienze precedenti, chiamata a testimoniare, Madè aveva spiazzato la difesa di suo fratello facendo sentire i messaggi che lui le aveva mandato: dimostrebbero un lucido piano criminale, precisi intenti per allontanare da sé i sospetti. Ieri in aula sono stati ascoltati alcuni dei vocali inviati nel luglio 2020 da Laura a Patricia, amica d'infanzia sentita come teste dai giudici della Corte d'Assise di Bolzano chiamati a esprimersi sull’imputabilità o meno di Benno.
I vocali sono carichi di crescente angoscia: Laura riferisce che il figlio in Germania ha minacciato con un coltello la fidanzata, è stato sottoposto a un Tso e il padre l'è andato a prendere per riportarlo in Italia. Elementi che potrebbero andare a favore della difesa.
Sei mesi dopo, il 4 gennaio 2021, Laura e Peter saranno uccisi dal figlio e gettati nell'Adige.
"Ho paura a dormire con un ragazzo così, ma fa più paura mandarlo in una comunità terapeutica perché si è sempre rifiutato in modo molto violento verso di me". "Abbiamo nascosto i coltelli in casa", dice ancora Laura all'amica: teme che l'episidio tedesco possa ripetersi. "Ho contattato il primario di psichiatria che è molto bravo e vediamo se si riesce con calma a convincerlo a metterlo in una comunità terapeutica.
Siamo stanchi", afferma.
A Patricia racconta pure che persino stirare è un problema: l'arrivo in casa di Benno non permetterebbe di svolgere neanche ordinarie faccende domestiche. "Mi sembra di essere invecchiata di 10 anni", lamenta. Durante l'udienza è emerso che Laura non appena scriveva messaggi li cancellava temendo che il figlio li leggesse e potesse accadere qualcosa. Le due amiche si sentono ancora due giorni prima del delitto. La situazione sembra migliorata perché Benno finalmente pare deciso a farsi curare, ma poi non va all'appuntamento con lo specialista.
Bolzano, processo giocato sulle perizie
Ergastolo o pena ridotta per infermità mentale? Il processo a carico di Benno è tutto incentrato sulle perizie.
Gli esperti chiamati a dare la loro consulenza sono divisi. Per i consulenti della Procura, come per la sorella Madè, Benno sarebbe imputabile e quindi condannabile perché capace di intendere e volere durante tutti e due gli omicidi. "I disturbi della personalità, che pure ci sono, non sono di una gravità tale da poter configurare una caduta della sua capacità di intendere", hanno scritto i periti della Procura. Per la sorella è sempre stato un bugiardo patologico.
I consulenti del gip, invece, hanno ipotizzato la piena capacità di intendere e volere per l'omicidio della mamma, ma la seminfermità per l'omicidio del padre. Per la difesa, infine, ci sarebbe stata la totale infermità mentale quando ha ucciso il padre e la seminfermità per l'omicidio della mamma.
Bolzano, testimonianze dalla scuola
In aula ieri sono state anche ascoltate le testimonianze dell'ex dirigente e di un'insegnante della scuola media in lingua tedesca di Bolzano dove Benno lavorò come supplente di matematica.
La dirigente scolastica ha ricordato episodi dai quali emerge come Benno fosse poco affidabile, non puntuale, e ha sottolineato l'abitudine a mentire nota ai suoi genitori e confermata anche dagli psichiatri. Il 31enne chiedeva permessi per lo studio, ma non frequentava nessuna università. Da un giorno all'altro, si assentò dal lavoro: sostenne di essere dovuto andare a Innsbruck perché la sua fidanzata si sarebbe suicidata, una tragedia mai accaduta. Una collega, insegnante di sostegno, ha invece raccontato di essere stata aggredita in classe davanti agli studenti d Benno e di avere paura di lui.