Uno dopo l'altro, prima Mirto Milani, poi Silvia e Paola Zani, tutti e tre i componenti del 'trio diabolico', hanno confessato il delitto di Paola Ziliani, la 55enne ex vigilessa di Temù, nel bresciano, suocera del primo e madre delle due ragazze. Chiuse le indagini, dopo oltre un anno dal delitto di Temù, e trascorsi i primi otto mesi di detenzione per i tre, è arrivata la svolta inaspettata. La scorsa settimana, hanno rivelato come e perché avrebbero ucciso Laura Ziliani la notte tra il 7 e l'8 maggio 2021. Le confessioni hanno tracciato un quadro di realtà in parte diverso da quello finora ipotizzato dagli inquirenti.

Delitto di Temù, 'Non moriva e l'abbiamo strangolata'

"Le abbiano dato i farmaci, poi le abbiano messo un sacchetto in testa e lo abbiamo chiuso. Laura non moriva e io e Silvia le abbiano stretto le mani al collo": il dettagliato racconto dell'orrore è di Mirto, fidanzato di Silvia, che avrebbe avuto una relazione anche con Paola. In fase di indagini preliminari, quando i tre erano appena stati arrestati, il medico legale aveva ipotizzato che Laura Ziliani fosse stata prima stordita, poi soffocata con un cuscino.

Le cose sarebbero andate peggio del previsto. Dopo averla narcotizzata, la figlia più grande, Silvia, aiutata da Mirto, avrebbe strozzato a mani nude sua madre. Poi, di notte, i tre l'avrebbero trasportata sull'argine del fiume Oglio dove è stata trovata esattamente tre mesi dopo, l'8 agosto, da un bambino a passeggio con il padre.

I tre hanno ammesso anche quanto già ricostruito dagli inquirenti: c'era stato un precedente tentativo a metà aprile di ucciderla. Erano stati messi farmaci nella tisana di Laura che aveva dormito per 48 ore e al risveglio non ricordava nulla. Silvia avrebbe procurato i sonniferi mentre Paola, inizialmente titubante, non avrebbe impiegato molto tempo ad aderire al piano criminale.

Paola era presente durante l'omicidio avvenuto nella casa di via Ballardini a Temù e ha collaborato anche all'occultamento del corpo.

Emerge solo ora che i tre avevano scavato una fossa su una collinetta a pochi metri dal fiume Oglio per nascondere il corpo di Laura, ma risultò troppo piccola e per questo rinunciarono a utilizzarla.

Forse, se avessero seppellito il corpo nella buca, sarebbe stato più difficile rinvenirlo. Preferirono abbandonarlo a circa 100 metri più avanti dove c'è terriccio sabbioso.

Versioni 'alternative' degli indagati

Gli investigatori si aspettavano che ognuno dei tre, confessando, avrebbe smentito se non attaccato gli altri. Non è accaduto: piuttosto, ciascuno ha dato una versione dei fatti che sembrerebbe frutto di una tattica difensiva per alleggerire la condanna. "L'ho fatto per amore, per Silvia", avrebbe sostenuto Mirto. Il cantante lirico con laurea in Psicologia e al Conservatorio, finora era stato considerato la mente del piano criminale, il manipolatore delle due sorelle. Invece, avrebbe avuto un ruolo subalterno: sarebbe stata Silvia, la più determinata a uccidere, a decidere tutto.

Quando il 16 aprile 2021 ci fu il primo tentativo di uccidere Laura Ziliani, Mirto avrebbe avuto paura, limitandosi a narcotizzarla e basta. Sarebbe stata Silvia, che lavorava come fisioterapista in una casa di riposo a Ponte di Legno, mentre Paola studiava Economia e Commercio, a procurarsi benzodiazepine. Lei e la sorella, in fase di confessione, avrebbero cercato di smantellare l'impianto accusatorio, basato su un movente esclusivamente economico: impadronirsi dell'ingente patrimonio familiare e fare la bella vita. Entrambe le figlie hanno riferito che Laura sarebbe stata una mamma troppo dura tanto da farle sentire inadeguate. La 55enne, vedova e con un'altra figlia mediana, Lucia con difficoltà cognitive, era una donna attiva, sportiva, amante delle camminate in montagna.

Avrebbe rimproverato le figlie per essere in sovrappeso e non avere una vita professionale consolidata: "Ci faceva sentire sbagliate, inadeguate"

Delitto di Temù, la convinzioni degli inquirenti

Nella testa degli inquirenti il movente economico prevale sui presunti complessi di inferiorità di due figlie verso una madre e supposti rapporti familiari logori. Laura Ziliani, secondo quanto riportato oggi nel corso del programma La vita in diretta, disponeva di 25 fabbricati e 11 terreni di proprietà, suoi ma anche delle 3 figlie, del valore complessivo tra i 3 e i 3 milioni in mezzo di euro.

Ma se l'ingente patrimonio di famiglia era già stato diviso e le figlie ne erano comproprietarie. Secondo l'accusa, le ragazze e Mirto sarebbero state preoccupati che la nonna o altri parenti potessero diventare tutori di Lucia e di alcuni beni immobili. La nonna delle ragazze e madre di Laura Ziliani, Marisa Cinelli, dall'inizio del caso ha sempre sottolineato quanto Mirto e le nipoti fossero "attaccati al denaro".