La strage di Samarate, in provincia di Varese, è ancora senza un perché. Ines e Giulio, genitori della 56enne Stefania Pivetta, nonché nonni della 16enne Giulia, madre e figlia uccise dal marito e padre, il 57enne Alessandro Maja, sono piombati nella disperazione totale. Mentre l'unico nipote superstite, il 23enne Nicolò, resta in prognosi riservata, la sofferenza dei nonni è acuita dal non trovare una spiegazione per il massacro compiuto dal genero.

Fino a mercoledì, l'architetto e disegnatore d'interni era un uomo irreprensibile, dedito al lavoro e alla famiglia.

Unica anomalia: appariva depresso dopo due anni di pandemia. All'alba del 4 maggio, Maja ha finito a colpi di martello moglie e figlia nella villetta di via Torino dove la famiglia abitava dal 1999.

Strage di Samarate, 'Cosa ha nella testa'

I genitori di Stefania Pivetta hanno accettato di parlare nel corso della puntata del 6 maggio de La vita in diretta, programma pomeridiano di Rai 1 condotto dal giornalista Alberto Matano. "La prima cosa che penso la mattina quando mi sveglio pur sapendo che non ho più né mia figlia né mia nipote - ha detto Ines - è cosa pensa mio genero e perché ha fatto questo gesto. Io vorrei guardarlo in faccia e chiedergli cosa ha fatto, perché l'ha fatto e come l'ha fatto.

Non c'era motivazione. Vorrei una spiegazione da lui".

Finora Maja non ha risposto alle domande degli inquirenti, ha soltanto detto: "Sono un mostro", mentre veniva accompagnato in carcere. Si trova ancora piantonato nel reparto psichiatrico dell'ospedale San Gerardo di Monza dove è stato trasferito a seguito di una crisi. L'interrogatorio di garanzia è stato rinviato.

"Giulia, scusami": l'uomo si sarebbe rivolto così alla figlia la sera prima del massacro, secondo il racconto del nonno a cui la nipote aveva confidato perplessa l'episodio che farebbe pensare alla premeditazione. "Non si spiega tutto quello che è successo, è una cosa inverosimile, irreale", ha aggiunto Giulio Pivetta.

"Nostro genero spieghi perché ha distrutto la sua famiglia.

Con noi non ha preso un martello per ucciderci, ma ci ha uccisi, siamo morti. Negli ultimi tempi stava in disparte, non interagiva con nessuno, né parlava", hanno chiarito i genitori di Stefania.

Samarate, indagini sui conti

"Eravamo una famiglia unita, c'era questa ossessione dei soldi da parte di lui, non c'era in ballo nessuna separazione", ha rivelato ad Alberto Matano Ines smentendo ipotesi fatte nei giorni scorsi di una crisi coniugale. Maja avrebbe avuto il terrore di finire su lastrico, di dover chiudere l'azienda e di dover sopportare un eventuale giudizio sociale. Avrebbe avuto l'ossessione economica e avrebbe rinfacciato alla moglie di spendere troppo. Si sarebbe trattato solo di demoni interiori: il bilancio dello studio a Milano è florido, risultano esserci commesse e clienti, una situazione non debitoria.

Ma sono emersi aspetti in corso di approfondimento, quali un aumento di clientela cinese. Dalle carte ufficiali i conti risultano in ordine, ma Maja avrebbe fatto affari in nero, forse operazioni finanziarie azzardate, investimenti con persone sbagliate fino a chiedere prestiti esterni alle banche. Su ordine della Procura, i carabinieri hanno posto sotto sequestro gli uffici di Milano, computer e documenti.

Dalle indagini, inoltre, è emerso anche un altro aspetto che potrebbe aver avuto un peso nella vicenda. Il 31 gennaio 2018, Maja e la moglie, sposati dal 1992 in regime di separazione di beni, avevano stipulato un accordo finanziario. Attraverso la firma di un atto davanti a un notaio avevano costituito un fondo patrimoniale per fare fronte ai bisogni della famiglia.

Da quel momento, la moglie deteneva la maggioranza delle quote della società di Maja.

Samarate, atteso l'interrogatorio di garanzia

Ieri, 7 maggio, le autopsie sui corpi di Stefania e Giulia hanno confermato che mamma e figlia sono morte per i violenti colpi inferti loro da Maja con un martello. Si attendono i risultati dei test tossicologici per sapere se siano state sedate prima di essere aggredite nel sonno. La prima a essere colpita è stata Stefania che stava dormendo sul divano, poi Giulia, infine Nicolò che ha riportato gli stessi traumi delle vittime, avendo ricevuto numerosi colpi in testa. Il 23enne è in gravi condizioni dopo aver subito un intervento. Forse è stato colpito anche con un trapano o un cacciavite.

Non appena i medici riterranno che il 57enne possa affrontare l'udienza, il gip di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti, potrà fissare un nuovo interrogatorio di garanzia. "Non avrei mai voluto che succedesse una cosa del genere, voglio spiegare e raccontare tutto quel che è accaduto al giudice", avrebbe detto il 57enne agli avvocati Enrico Milani e Sabrina Lamera che ieri gli hanno fatto visita ieri in reparto.