Ha ammesso di aver partecipato al raid nei confronti delle sorelle, sfregiate nella notte tra domenica 29 e lunedì 30 maggio in Corso Amedeo di Savoia, a Napoli. La zia ventiduenne delle ragazze ha confessato dopo essere stata ascoltata più volte dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pool Fasce Deboli della Procura di Napoli e affidata alla Squadra Mobile. La giovane donna, sottoposta a fermo, era tra le persone sospettate e ha confessato le sue responsabilità spiegando di aver organizzato la spedizione punitiva nel confronti delle sorelle, 23 e 17 anni, per dissidi familiari.

Tensioni tra congiunti che sarebbero state confermate anche da alcuni video condivisi su Tik Tok oltre che da post pubblicati su altri social. Gli investigatori sono ora al lavoro per individuare le altre persone coinvolte nell’aggressione. Le due giovani sono state accompagnate al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli e hanno riportato ustioni che non hanno danneggiato gli occhi ma hanno provocato lesioni al viso. Sono state dimesse dopo consulto con il chirurgo plastico.

Lesioni al viso per le due vittime, gli inquirenti sulle tracce degli altri responsabili

La spedizione punitiva nei confronti delle sorelle è scattata intorno all’1:00 di lunedì 30 maggio quando le due giovani sono state circondate da sei persone in sella a tre scooter nel rione Sanità, a Napoli, mentre passeggiavano.

Entrambe sono rimaste ustionate a cause dell’acido lanciato dagli aggressori. La sorella maggiore ha riportato ferite alla guancia e al braccio destro mentre alla minore sono state riscontrate lesioni al naso e alla guancia destra. Il liquido, altamente corrosivo, ha lasciato il segno sul viso delle due ragazze che nei prossimi giorni si sottoporranno a ulteriori visite e a controlli più approfonditi per valutare la necessità di eventuali interventi.

Secondo gli inquirenti i video condivisi sui social network avrebbero contribuito a esacerbare ulteriormente gli animi già tesi. Inoltre gli inquirenti stanno verificando eventuali collegamenti tra l’aggressione con l’acido e l’incendio della Smart utilizzata dalle due ragazze verificatosi la notte dell’11 maggio.

Il giallo dell'auto incendiata prima della spedizione punitiva

Nel corso dell’attività investigativa è stata ascoltata più volte la giovane zia delle due sorelle. Dopo ore di interrogatorio, la ragazza ha ammesso di aver organizzato il raid nei confronti delle sorelle per contrasti familiari. Sulla vicenda indaga la sezione Fasce Deboli coordinata dal procuratore aggiunto Raffaele Falcone affiancata dagli agenti della Squadra Mobile diretti da Alfredo Fabbrocini.

Grave il reato ipotizzato dal sostituto procuratore Giulia D'Alessandro è quello di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, che prevede pene che vanno dagli 8 ai 14 anni di reclusione. Ora gli investigatori sono al lavoro per individuare le altre persone che hanno partecipato alla spedizione punitiva di lunedì 30 maggio.