"Questa non è una vittoria": Madè Neumair ha commentato così la condanna all'ergastolo del fratello maggiore Benno Neumair, 31 anni, reo confesso dell'omicidio dei loro genitori, Laura Perselli, 68 anni, e Peter Neumair, 63 anni, compiuto a Bolzano. Ieri, sabato 19 novembre, la Corte ha condannato il giovane alla massima pena prevista dal nostro ordinamento giuridico e a un anno di isolamento diurno, oltre che all'interdizione dal pubblico impiego. All'epoca dei fatti, nel gennaio 2021, il fatto di cronaca nera aveva suscitato clamore e sgomento in tutto il Paese.

Benno Neumair condannato all'ergastolo

Dopo una camera di consiglio durata oltre cinque ore, i giurati si sono pronunciati decidendo di accogliere in toto le richieste precedentemente avanzate dai pm Federica Iovene e Igor Secco e hanno condannato Benno Neumair all'ergastolo. Per il reato di soppressione di cadavere, nello specifico, gli hanno inflitto tre anni di reclusione. Inoltre, il 31enne dovrà pagare anche una provvisionale alle parti civili e versare 200.000 euro alla sorella Madè e 80.000 euro alla zia materna Carla Perselli. L'ex supplente di matematica e appassionato di fitness è stato arrestato a fine gennaio 2021 con l'accusa di aver ucciso entrambi i genitori (prima il papà e poi la mamma) e di averne gettato i corpi nel fiume Adige.

I legali difensori di Benno, gli avvocati Angelo Polo e Flavio Moccia, invece, avevano chiesto di applicare le attenuanti generiche e di considerare l'imputato 31enne incapace di intendere e di volere. Secondo le perizie eseguite proprio dai periti della difesa, il giovane sarebbe affetto da un disturbo di personalità e, per questo, sarebbe non solo incapace di controllarsi, ma anche "malato e socialmente pericoloso".

Il litigio con il padre Peter, quindi, avrebbe fatto da "detonare" e scatenato la furia omicida.

Il dolore della sorella di Benno Neumair

Madè Neumair, figlia minore di Laura e Peter, era presente in aula alla lettura della sentenza. Ai cronisti, all'uscita del Tribunale di Bolzano, ha poi spiegato: "Questa non è una vittoria.

Non è un traguardo. Penso che la giuria abbia deciso quello che in questo momento è sembrato giusto. Penso che sia giusto". Secondo la ragazza, che lavora come medico in Germania, la sentenza pronunciata non ha nulla a che vedere con il perdono. "Il senso - ha proseguito - era dare voce ai miei genitori e forse, in questo, penso di esserci riuscita. Non mi auguravo nulla di specifico. Ma adesso mi auguro solamente un po' di serenità, quella sì. E forse adesso ne avrò". Poi, ha ammesso che non sa se riuscirà a perdonare il fratello Benno. "Non ci sto pensando in questo momento - ha sottolineato - non sto pensando a lui, ma al papà e alla mamma. La mia vita è cambiata il 4 gennaio - ha concluso in riferimento al giorno dell'omicidio - non cambia oggi". L'avvocato Moccia, al termine dell'udienza, invece si è dichiarato deluso: "Non ce l'attendevamo, è una sentenza iniqua, dovremo leggere le motivazioni":