Nelle scorse ore, la Procura di Trieste ha chiesto l'archiviazione del caso di cronaca nera relativo alla scomparsa e successiva morte di Liliana Resinovich. I pm sono convinti che l'ex dipendente della Regione Friuli si sia allontanata volontariamente da casa e che, altrettanto volontariamente, si sia tolta la vita. La famiglia della 63enne, in particolare il fratello Sergio, non crede a questa ricostruzione e pensa ad un omicidio. Per questo la dottoressa Gabriella Marano, psicologa e criminologa forense nel team di professionisti che assiste il fratello della vittima, ha annunciato: "Ci opporremo'.

Per la procura Liliana Resinovich si è suicidata

Lililana Resinovich, il 14 dicembre 2021, ha lasciato la casa di Trieste che divideva con il marito Sebastiano Visentin ed è scomparsa nel nulla. Il 5 gennaio 2022, il suo corpo è stato ritrovato senza vita nei pressi dell'ospedale psichiatrico San Giovanni.

La procura di Trieste, chiamata ad indagare sul caso con la Squadra Mobile, non ha mai variato l'ipotesi di reato ("sequestro di persona") formulata inizialmente e, ora, ricevute le relazioni dei diversi periti, ha deciso di chiedere l'archiviazione del caso. In un comunicato, i pm hanno spiegato che credono possibile una sola ricostruzione. Si tratterebbe, a loro dire, di un'intenzionale allontanamento dall'abitazione e di 'un'intenzionale decisione di porre fine alla propria vita'.

Tuttavia, da quanto si apprende, non è possibile stabilire se il decesso sia avvenuto lo stesso giorno della scomparsa o in un secondo momento.

Il fratello di Liliana Resinovich non crede al suicidio

La famiglia di Liliana Resinovich, in modo particolare il fratello Sergio, ha sempre respinto la tesi del gesto estremo. La dottoressa Marano, che con altri professionista sta supportando l'uomo e che ha redatto l'autopsia psicologica della donna, ha dichiarato di essere contraria alla decisione della procura.

"Liliana non si è suicidata - ha spiegato - ma è stata uccisa. Per questo motivo intendiamo opporci alla richiesta di archiviazione". Quindi, ha aggiunto: "Abbiamo un mese di tempo per farlo".

"Certo - ha poi ammesso - dobbiamo ancora leggere tutti gli atti. Tuttavia, da una valutazione dei risultati unitaria e globale, si giunge alla conclusione opposta: non si è trattato un suicidio".

Poi, la criminologa è passata al "punto centrale". "La procura di Trieste - ha precisato - sostiene che la data della morte non è importante. Per noi, invece, è fondamentale sapere dove è stata Liliana, in quanto mancava all'appello da martedì 14 dicembre 2021, mentre il decesso è stato fatto risalire al 3 gennaio 2022, dunque a due giorni prima del ritrovamento nei boschi dell'ex ospedale psichiatrico".

La dottoressa Marano - ammettendo come l'autopsia psicologica non sia la Bibbia ma fornisca comunque precise indicazioni - ha ricordato che anche il suicidio, così come l'omicidio, ha bisogno di un movente: "La donna in rete cercava divorzio, non suicidio".