Presso il Museo di Roma, in Trastevere, è in corso, e lo sarà sino al 20 gennaio 2013, una nostra }multimediale prodotta da Medici Senza Frontiere in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Culturali e la Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma.
La mostra, che ha per titolo “Urban Survivors”, si pone l’obiettivo di testimoniare attraverso le foto e i video di sette fotografi di fama internazionale le condizioni di vita estreme e le sfide che l’associazione, insignita del premio Nobel per la pace nel 1999, sta affrontando per assistere le popolazioni bisognose: malnutrizione, acqua contaminata, mancanza di servizi igienico-sanitari, infezioni, HIV/AIDS, violenza, sopraffazione.
“Urban Survivors” è frutto della sinergia fra MSF e l’agenzia fotografica NOOR. Le fotografie e i video dei sette fotografi che hanno dato vita a questa mostra multimediale collettiva sono state scattate all’interno delle bidonville di Tegucigalpa (Honduras), Guatemala City (Guatemala), Dacca (Bangladesh), Karachi (Pakistan), Johannesburg (Sud Africa), Port-au-Prince (Haiti) e Nairobi (Kenia).
Kostas Moschochoritis, Direttore generale di MSF Italia in merito ha dichiarato: "C’è un crescente bisogno di interventi umanitari nelle baraccopoli. Pertanto stiamo aumentando le nostre risorse per lavorare in molti di questi luoghi dove la situazione è estremamente grave ed esplosiva: attualmente abbiamo progetti in più di 20 città nel mondo.
Sopravvivere è una sfida quotidiana, come evidenzia con forza la mostra Urban Survivors”.
La mostra è così strutturata:
- il fotografo newyorkese Stanley Greene ha documentato la vita a Kamrangirchar, la baraccopoli di Dacca (Bangladesh), caratterizzata da una atavica carenza di strutture igienico sanitarie e dal conseguente dilagare di malattie;
- Alixandra Fazzina, fotografa britannica, è invece stata a Karachi (Pakistan) dove nel 2010 ha avuto inizio una grave emergenza umanitaria a causa di una grande alluvione che ha disperso centinaia di migliaia di persone costringendole a vivere per strada e dove MSF assiste in particolare le persone affette da HIV/AIDS e tubercolosi;
- l’italiano Francesco Zizola ha invece dato il proprio contributo alla mostra attraverso i propri scatti fotografici realizzati a Nairobi (Kenia) fra gli abitanti di Kibera, la più grande baraccopoli della città keniota che conta oltre 250 mila abitanti, il 58% dei quali vive ben al di sotto della soglia di povertà; il maiorchino Pep Bonet ha documentato invece la vita vissuta dagli immigrati dello Zimbabwe presso la capitale sudafricana Johannesburg, tra indigenza, atti di violenza e xenofobia;
- il fotografo statunitense Jon Lowenstein ha invece ritratto in fotografia le difficoltà sociali e la violenza presenti a Martissant, principale baraccopoli di Port-au-Prince (Haiti), sviluppatesi in particolare a seguito del terremoto del 2010 e dell’epidemia di colera che ne è conseguita;
- Andrea Bruce, fotografa documentarista statunitense, ha documentato ciò che accade a Comayaguela, baraccopoli di Tegucigalpa in Honduras, una delle città più pericolose e violente del mondo;
- l’olandese Kadir Von Lohuizen che ha rappresentato attraverso i suoi scatti e i suoi video la situazione in atto presso i quartieri distrutti di Guatemala City, dove violenza e sopraffazione la fanno da padrone.
La mostra è presente anche on line in forma virtuale sul sito web ufficiale.