"Laschiavitù o altra forma di costrizione personale, se non comepunizione di un reato per il quale l'imputato sia stato dichiaratocolpevole, non potranno essere ammesse negli Stati Uniti o in nessunluogo soggetto alla sua giurisdizione".

Attornoa queste parole, che costituiscono il XIII Emendamento dellaCostituzione degli U.S.A., ruota l'intera trama del nuovo film diSteven Spielberg, candidato a ben dodici premi Oscar, e daieri in proiezione nelle sale italiane.

Spielberg,basandosi sulla biografia su Lincoln scritta da Doris KearnsGoodwin (Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln), ciracconta gli ultimi quattro mesi di vita del Presidente, un periodoricco di tensioni e decisioni difficili legate alla fine della GuerraCivile e all'approvazione del XIII Emendamento, fortemente voluto dalPresidente.

Interpretatoda un Daniel Day-Lewis che ha fatto dell'interiorizzazione delpersonaggio la sua arma vincente, Lincoln non è soltanto unpersonaggio storico che rivive sul grande schermo, ma un uomoritratto nella sua totalità di marito, padre e infine primocittadino degli Stati Uniti. Accanto a lui, nei panni della signoraMary Todd Lincoln, figura Sally Field che ci regala l'immaginedi una First Lady di ferro che nasconde al mondo un'immensa fragilitàpersonale, l'attrice è riuscita a trasmettere entrambe le faccedella medaglia con sublime maestria. Altrettanto spettacolare e riccadi pathos è la performance di Tommy Lee Jones nei panni delrepubblicano Thaddeus Stevens, un convinto abolizionista che gioca unruolo fondamentale nell'approvazione dell'emendamento.

Spielberglascia che siano le parole a parlare, la macchina da presa quasi nonsi nota. I primi piani sono insistiti, a sottolineare lo spessoredelle parole pronunciate. I monologhi esplicativi di Lincoln sisusseguono con estrema facilità, alla fine dei 150 minuti dellapellicola quasi non ci si rende conto del tempo trascorso.

Laprospettiva è quella interna di chi ha in mano il potere, siamocondotti tra gli accordi, i sotterfugi e i tradimenti che aleggianonelle stanze di chi governa. Tutto si gioca sul filo sottiletracciato dalle parole, aleatorie e sfuggevoli come il fumo disigaretta che avvolge i personaggi.

Unfilm storico appassionante,coinvolgente, a tratti commovente – la scena in cui tutti esultanoper l'approvazione dell'Emendamento strappa più di una lacrima – ericco di spunti di riflessione. Unapellicola che arriva dritta al cuore, ma soprattutto alla mente.