Chi visita la biennale in questa fase dell’estate, oltre a rimanere abbacinato dalla luce, e d’estate la luce di Venezia è uno specchio di rifrazioni cangianti, rimane stupefatto dal fascino del padiglione dell’Egitto. Si trova nella parte posteriore rispetto al padiglione centrale e come sempre non delude. Se c’è una nazione nel mondo che possiede grandi scultori, questo è l’Egitto. E benché sia tormentata oggi da conflitti interreligiosi questa nazione continua ad essere la culla di artisti straordinari. Chi voglia oggi rimanere rapito dalla bellezza della forma deve vedere l’opera di Khaled Zaki.

Qui sono presenti tre opere, ma la loro bellezza, nella linearità e nella assoluta purezza ricorda Moore e Manzù. Ma andiamo a descriverle.

Entri e trovi una scultura in pietra grigia macchiettata di bianco. E’ un tronco di prisma pressappoco, ma dispone sul lato destro di un lieve movimento che allude ad una gamba piegata.

E’ seduto , ma da quel blocco emerge la forma di una mano appena abbozzata. Sulla mano una grande chiave d’oro. Dal monolite in alto sbuca una testa di bronzo dal cranio calvo, sul collo una collana d’oro spessa e corposa. L’uomo, il faraone, è colto di profilo con lo sguardo altero perso nel vuoto e tutto lo spirito del dominatore assoluto caratterizza sia il monolite che lo sguardo di quella creatura. L’intero padiglione è avvolto nell’oscurità. E dopo aver visto questa piccola statua all’ingresso, ecco entrare in un altro ambiente dove è collocata un’altra opera molto strana. Questa è gigantesca, sembra un rinoceronte. In realtà è un mausoleo, una sorta di sarcofago gigantesco avvolto in fasce di bronzo che termina con due piedi d’oro sovrapposti. Sui fianchi di questo cupo sarcofago una finestrella , ti sforzi di vedere cosa ci sia dentro e scopri in oro il corpo di un faraone con delle scritte, ‘IO,IO, IO, IO….’Che cosa vedono i tuoi occhi? E’ semplicemente una spessa lastra senza forma, ovvero rettangolare ma senza angoli , su cui come appoggiato su un sofà si colloca una testa dai lineamenti appena accennati e su un lato sporgono due mani. Al centro di questa lastra sinuosa che è il corpo del faraone, affiora un elemento squadrato di piccolissime dimensioni che risulta appena in rilievo e su cui si stacca un organo genitale. Non sembra vero, eppure proprio dentro il grande sarcofago si nasconde questa piccola statua preziosa.

Ma non è finito qui. Volti l’angolo e in un’altra sala un’opera di bellezza inarrivabile. E’ un sufi. Ma anche qui una purezza di forme assoluta. Col capo leggermente volto in basso, il copricapo e la campana che si allarga sul fondo. E’ senza braccia questo sufi e sembra vivere dello stesso equilibrio di una trottola. Davvero ti chiedi come possa stare in piedi. Il tutto sempre inequivocabilmente immerso nel buio assoluto. Intorno i mosaici stupefacenti di un altro affascinante artista Mohamed Banawy.