Ci ha lasciati alla vigilia dei sessanta anni Roberto "Freak" Antoni, fondatore e frontman degli Skiantos, gruppo bolognese re del rock demenziale.

"This is the end…"

"This is the end…", scriveva due anni fa "Freak" Antoni sul sito ufficiale degli Skiantos per motivare l'uscita dal gruppo. Dopo trentasei anni di militanza nella musica alternativa, aveva deciso di dedicare le residue energie creative, essendo da tempo malato, a collaborazioni con altri musicisti pur senza rinnegare le passate esperienze.

Si trattava forse di una resa artistica di fronte alla mancanza di promozione e di riconoscimento artistico sul genere "demenziale" che aveva contribuito a creare alla fine degli anni Settanta.

Figli del clima arroventato e pericoloso di quegli anni, Freak Antoni e un gruppo di amici frequentatori del DAMS di Bologna fondano gli Skiantos, presentandosi come la versione musicale degli Indiani Metropolitani partoriti dal Movimento del '77, che predicava l'impegno ma con ironia e irriverenza.

La demenzialità dei loro testi li confina da subito nel novero dei rumorosi gruppi che scimmiottavano il nascente movimento punk inglese, ma gli Skiantos erano qualcosa di più, da inserire piuttosto nel filone dell'ironia e del cabaret di Giorgio Gaber e Enzo Jannacci, solo con più cattiveria musicale. Nacquero leggende metropolitane secondo cui dietro le loro incisioni ci fossero in realtà musicisti ben più preparati.

Leggende sfatate negli anni Ottanta e Novanta, quando nei loro dischi comparvero partecipazioni di musicisti affermati come Lucio Dalla e Samuele Bersani.

Il rock demenziale di Roberto "Freak" Antoni acquisiva rispettabilità, grazie anche al successo degli epigoni Elio e le Storie Tese ma la fama, quella no, non è mai arrivata, e per questo ritorna alla mente, in tutta la sua attualità, il titolo di uno dei suoi libri "Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti (seguirà il dibattito)".