C' è un film in questi giorni di carnevale che vale la pena vedere. Ed è La Bella e la Bestia nella regia di Christophe Gans. Forse non tutti sanno che La bella e la bestia è una favola antichissima che si ritrova nelle Metamorfosi di Apuleio e le edizioni rivedute e corrette comparse prima nel 500, poi nel 1740 attraverso la penna di Madame De Villeneuve prima e nel 1756 attraverso l'edizione di Jeanne Marie Leprince de Beaumont non sono che versioni di straordinaria finezza letteraria della vecchia favola latina. Il film che ne ha ricavato Christophe Gans è una favola dalla fattura barocca.

Tutta l'impalcatura scenografica, con il castello interamente ricoperto di verzura, i giardini sconfinati e di un disordine calcolato, sino ad arrivare alle crete che separano la tenuta del principe dal mondo civile non è che una gioia per gli occhi, un vero tripudio di colori, e il binomio preziosissimo di verde smeraldo e rosso carminio non può che rimarcare la qualità preziosa e studiata in tutti i dettagli delle cromie di questo film. La protagonista sembra essere più 'la rosa rossa' che la figura femminile interpretata da Lea Seydoux. La rosa è il fiore che ci accompagna in tutte le scene, ed il rosso carminio è il colore dominante, anche il vestito della Bella nella scena finale, quella della vittoria dell'amore e della Metamorfosi della Bestia nel gagliardo e fascinoso principe ( Vincent Cassel) è di un rosso che solo il Tiziano poteva scegliere ( anche se il rosso tiziano ha una nota più violacea ed è più vicino al rosso pompeiano) .

Il rosso, dunque, e la rosa sono i simboli fondamentali della storia, che peraltro racconta in forme favolistiche quello che è spesso il percorso dell'amore in chiave psicanalitica, e delle sue meraviglie, come delle sue tentazioni. C'è tutta una lettura psicanalitica di questa favola, che trasmette a tutti grandi insegnamenti, come mantenersi in equilibrio tra l'affetto dello sposo e quello della famiglia d'origine, come scegliere e discriminare tra l'essere e l'apparire, come saper distinguere tra l'abito che l'uomo porta e i doni del suo cuore, come districarsi nella fitta boscaglia dei falsi legacci e nelle fresche radure degli affetti veri, e come vincere, ovvero come far trionfare l'amore e gli affetti più veri, nonostante le deviazioni e le trappole che spesso si interpongono nel nostro cammino.

In fondo tutta la storia parte da una rosa, quella rosa che il vecchio mercante ruba nel castello del principe. Viene colto in fragrante, accusato di furto e costretto a ripagare la cattiva azione offrendo su un piatto d'oro al principe-bestia la figlia più bella delle tre. Lei, che è innamorata del padre, non esita a offrire la propria vita per salvarlo, e salvare l'intera famiglia.

E sarà ripagata. Ecco , c'è un fondo di cristianità in questa favola. E d'altronde Apuleio che era nato intorno al 125 d. C. ed era avvocato e filosofo, oltre che scrittore, doveva aver conosciuto il pensiero cristiano. Chi perde la vita la ritrova, chi cerca la morte incontra la rosa carminio dell'amore. Da vedere anche se i ritrovati tecnici più avveniristici non mancano e per le donne, oltre a mille spunti per leggere e decriptare i meccanismi misteriosi della propria psiche un elemento di assoluta frivolezza, lo splendore inarrivabile degli abiti che La Bestia regala a Bella. Il film è sulle sale dal 27 febbraio 2014. Da non perdere.