Per cercare di capire l'opera di questa pittrice messicana Frida Khalo, non si può assolutamente prescindere dalla conoscenza della sua vita. La sua prima grande sfida alla vita la deve affrontare già dalla nascita, a causa della sua grave patologia: spina bifida, che la famiglia erroneamente scambia inizialmente per poliomelite in quando ne era affetta la sorella minore.

Nonostante le conseguenze di questa patologia, che le causavano dolori continui e la necessità dell'uso di un busto contenitivo, decise di intraprendere gli studi di medicina, che purtroppo dovettero essere interrotti all'età di 18 anni a causa di un grave incidente automobilistico.

Le conseguenze di questo grave infortunio, avvenuto su un autobus scolastico, furono molteplici fratture che martoriarono il suo corpo, dalla regione lombare al collo del femore, le costole e la gamba sinistra e, ancora più grave la devastazione degli organi genitali interni a causa di un corrimano che, entrando dal fianco le uscì dalla vagina.

Ne seguirono anni di riposo assoluto a letto, più di 30 interventi chirurgici, e soprattutto forti dolori che la accompagnarono per tutta la vita. A causa di questa forzata immobilità, i genitori le fecero costruire un letto a baldacchino con un grande specchio in alto, per potersi osservare e così coltivare quello che inizialmente era solo un passatempo, l'autoritratto.

Queste sue opere furono subito apprezzate dal critico e pittore Diego Rivera che, oltre a prendere la Frida pittrice sotto la sua ala protettiva, la sposò.

Fu un matrimonio turbolento e problematico, a causa dei numerosi tradimenti di lui e delle conseguenti infedeltà di lei, che portarono i due artisti a divorziare e dopo pochi anni a contrarre nuovamente matrimonio.

Nell'ultimo periodo della sua vita, le fu amputata la gamba destra a causa di una devastante cancrena, e morì poco dopo per una polmonite fulminante. Artisticamente fu accostata al surrealismo dell'epoca, ma lei se ne discostò decisamente affermando: "ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni". Non voleva essere schedata in un qualsiasi gruppo pittorico, troppo forte era il suo spirito indipendente e passionale, il suo singolare e personale talento artistico, la sua spiccata contrarietà per ogni convenzione sociale.

E questo lo si riscontra palesemente nelle sue opere, che rispecchiano le varie fasi della sua dolorosa vita, ma senza mai cadere nell'autocommiserazione, e questo lo si può ritrovare nella bellezza e varietà dei colori e delle simbologie dipinte, uniche ed inimitabili in quanto anche la sua vita è stata tale.

Dipinse in svariate fogge il corpo femminile, finalmente libero di esprimersi nella sua indocile potenza, non si fece scrupoli nell'autoritrarsi con le sue caratteristiche sopracciglia unite e con quell'ombra scusa dei baffetti che sovrastavano la sua sensuale bocca, offrendo al mondo un nuovo genere di modello femminile che non fosse la solita bellezza statica e perfetta della pittura precedente.

I suoi quadri rispecchiano anche il suo impegno politico, con il suo completo appoggio alle trasformazioni sociali e culturali che portarono alla rivoluzione messicana, oltre al voler restare fedele alla tradizione e all'Arte popolare messicana. A conferma del suo grande ottimismo ed amore per la vita, in uno degli ultimi quadri, ultimato pochi giorni prima di morire scrisse "Viva la Vida". La mostra alle Scuderie del Quirinale vanta più di 160 sue opere tra quadri e disegni, in mostra anche il busto da lei usato e dipinto, e una serie di fotografie-ritratto dell'artista. Le sue opere meritano un'osservazione che possa andare oltre la bellezza dei colori e delle figure rappresentate, ma collocarle nel periodo della vita della Khalo e capirne la trasposizione emozionale che trasmettono.

Quindi buona visione a tutti quelli che avranno l'opportunità di godersi la mostra, e di farsi prendere dalla "meravigliosa sorpresa di trovarsi un leone nell'armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie".