Le meraviglie ha vinto il Grand Prix a Cannes, il premio della critica equivalente ad un secondo premio.
Le meraviglie, un film delicato, molto recensito, bene giudicato. Il battage mediatico creatosi intorno a questo film ha indotto molti amanti del Cinema a vederlo alla sua prima uscita, insieme a quello dedicato a Grace di Monaco, ma l'impressione che se ne ricava è molto diversa rispetto alla seconda pellicola.
E' un racconto semplice e lineare sulla vita di una famiglia allargata di apicultori, dove domina la figura di Gelsomina, la primogenita, attenta e coraggiosa, cui il padre affida inconsciamente la custodia delle figliolette e insieme la gestione dell'azienda familiare.
Il padre è un po' un padre- padrone con i suoi capricci e le sue fisime. La figlia invece è entrata nell'adolescenza ed è determinata ad uscire da quel vincolo pesante che la lega al padre.
Tutto il film racconta, attraverso gli sguardi più che con le parole, il rapporto tra padre e figlia. E proprio qui è la bravura della regista, in grado di farle vincere il Gran Prix a Cannes e ricevere venti minuti di applausi il giorno della sua premiazione.
L'adolescenza di Gelsomina è immortalata nella scena dello spettacolo cui vengono invitate quelle famiglie di agricoltori della zona coinvolte in un concorso. Lo spettacolo deve riuscire a tutti i costi per poter vincere quel premio che risolleverebbe le malandate finanze della famiglia in questione.
Sono tutti vestiti con gli abiti etruschi e tutto si svolge di sera nell' antro di un'isola con ascendenze etrusche, e tramite una stravagante conduttrice, che nelle vesti di fata bianca (interpretata da Monica Bellucci) intervista e presenta i componenti delle due famiglie in concorso. Ed ecco all'improvviso Gelsomina chiedere qualche minuto per mettere in scena il suo spettacolino.
Mentre Mark, l'adolescente inserito da poco nella famiglia in un piano di recupero, fischia, i fari dei proiettori puntano il viso di Gelsomina dalla cui bocca escono api che camminano tranquille sul suo volto sino quasi ad arrivare agli occhi. Così a raccontarlo sembra una povera cosa, invece la scena è di particolare commozione, quasi a dimostrare che la poesia abita i luoghi più inconsueti e lontani dalle luci del mondo altolocato.
Si tratta dunque un film di sentimenti e di sguardi più che di parole, ma le azioni che Gelsomina compie sono pietre miliari di uno sviluppo che arriva silente e coraggioso, nella condivisione e nella penetrazione psicologica con creature che hanno alle spalle percorsi alienanti, come quello dell'adolescente alla deriva, e nella certezza che sarà lei, col suo spirito innovativo e creativo a vincere, contro il clima stagnate della provincia più arretrata. Dunque gli applausi sono giustificati e il ritmo semplice e sorprendente di una campagna, come poteva essere quella degli anni novanta, ci mostra una famiglia come forse non ce ne sono più. Si, è vero, il padre è autoritario, ma dorme su una rete all'aperto e sul lettone stanno tutti, la mamma, il padre, i quattro figli e la zia nubile che vive e lavora con loro, ed in più il ragazzino adottato.
Intanto un cammello attaccato ad una giostra per bambini continua imperterrito a far girare quel trabiccolo. Ricordiamo che il film vincitore a Cannes è 'Winter Sleep' del turco Nuri Bilge Ceylan.