Il Molise torna agli onori delle cronache nazionali a distanza di pochi giorni dalla visita di Papa Francesco con una notizia sensazionale che riporta alle origini dell'uomo, più precisamente a 600 mila anni fa. Nell'area di scavo della Pineta è stato rinvenuto un dente appartenuto ad un bambino di Homo heidelbergensis, un antenato del più noto Uomo di Neanderthal.

L'insediamento isernino da anni è infatti oggetto di studi universitari, il ritrovamento è merito dell'equipe dell'Università di Ferrara guidata del Professor Carlo Peretto che da tempo lavora in loco.

In pochi sanno che nell'area della Pineta si trova anche il Museo del Paleolitico, una struttura inaugurata di recente dopo una lunga gestazione e che, stando alle notizie odierne, meriterebbe maggior risalto a livello nazionale. Ma andiamo per ordine.

Come spesso succede, le grandi scoperte avvengono per caso. Sul finire degli anni '70, durante la costruzione di una bretella stradale, fu rinvenuto materiale archeologico e paleontologico di grande valenza. Questa scoperta riuscì ad attrarre l'attenzione di molti esperti come lo stesso Professor Peretto che da oltre trent'anni segue l'area, l'importanza dei ritrovamenti spinse anche la rivista americana "Nature" a dedicargli una copertina nel 1982.

Gli scavi e la catalogazione dei reperti si sono succeduti con diverse velocità ed il relativo museo si è dapprima sistemato in centro città per poi trovare nuova casa nel 2013 proprio accanto all'area dei rinvenimenti.

Una struttura relativamente nuova nonostante un impianto espositivo che paga una progettazione con uno schema datato ma che sopperisce a questo parziale difetto con l'entusiasmo e la preparazione del personale.

All'interno fanno bella mostra fossili di vario tipo e la ricostruzione di Orlando, l'elefante divenuto mascotte che deve il suo nome al palazzo d'Isernia che lo ospitò per molto tempo in attesa che il nuovo museo fosse finalmente ultimata.

La giornata non è delle migliori, il tempo è inclemente e l'affluenza non è alta. Va detto che, data la poca confidenza con il marketing museale affidata soprattutto al passaparola, trovare altri visitatori fa comunque bene all'animo.

Sfogliando il registro delle visite si leggono diversi nomi stranieri, segno che l'interesse è diffuso anche fuori confine. Il vero piacere è sapere però che la Pineta è oggetto di visite da parte delle scuole e che i nuovi ambienti permettono di far apprendere anche i più piccoli attraverso attività ludiche. Mancano ancora progetti per esposizioni temporanee da affiancare a quelle permanenti, un percorso più definito ed un'area bookshop e caffetteria tanto importanti nella concezione museale attuale ma è comunque un punto di partenza per uno dei tanti patrimoni italiani.

Questo giacimento copre un'area molto vasta e richiede investimenti concreti così da garantire la scoperta di altro materiale per consolidare le teorie sull'esistenza dell'Homo Aeserniensis.

L'annuncio infatti cambia nettamente le carte in tavola. Fino ad oggi i rinvenimenti erano di tipo animale, questo suggeriva che l'area in questione fosse prossima al letto di un corso d'acqua utile per la pulizia ed al sezionamento delle prede con l'uso di utensili primitivi. Un'area di caccia caratterizzata da ripari temporanei, il tutto confermato dall'imponente quantità di ossa accatastate in uno spazio piuttosto circoscritto.

Lo scavo di Isernia riporta alla luce un ulteriore elemento di notevole importanza, l'ennesimo.

Può l'area molisana trasformarsi in un catalizzatore di esperti diventando un grande laboratorio per i futuri ricercatori? Dopo le notizie poco confortanti su alcune realtà industriali locali la piccola cittadina pentra potrebbe investire nel suo lontano passato per garantire ai suoi abitanti un ambizioso e solido futuro.