Ebbene sì, Jane Eyre, considerato ancora il romanzo romantico più famoso di Charlotte Brontë, non stanca. The Guardian, che prima aveva nome The Manchester Guardian, quotidiano del Regno Unito, le regala un 12° posto in classifica. In quest'ultimo periodo, in cui il mondo è frastagliato da guerre in quasi tutta la metà del globo, una buona opera come Jane Eyre può bastare a far sognare. Un mondo dove nonostante il dolore, la povertà, la denutrizione, il poco affetto che si riceve dagli altri, tuttavia è un mondo che può ancora regalare gioie, amore.

La storia di Jane Eyre comincia col dolore in famiglia: una famiglia che non la ama e che, ancor di più, non l'accetta. Prosegue con l'abbandono e la povertà: orfana di entrambi i genitori, viene abbandonata dalla zia a cui era stata affidata fin da piccina. La povertà è subito dietro l'angolo, o meglio, dentro ad un orfanotrofio freddo e malsano, dove la piccola viene, nel vero senso della parola, "spedita". Ancor peggio: tutte le allieve, compresa Jane, sono lasciate in pasto alla denutrizione. Jane, fin dal primo giorno, viene additata dal reverendo Mr. Brocklehurst: preside della scuola di Lowood, nel peggior modo in cui poteva essere presentata una bambina. Jane, precisamente, quindi, non ha solo poco affetto ma è disprezzata da tutti, meno però da quella che poi sarà la sua prima amica d'infanzia: Helen Burns.

Infine verrà gettata dalla vita in una nuova realtà: la vita all'interno del castello di un certo Mr. Rochester: Thornfield Hall.

"Mentre tacevo, signorina Eyre, regolavo un conto col mio destino; stava lì, accanto al tronco di quel faggio… come una delle streghe che apparvero a Macbeth sulla landa di Forres. "Ami Thornfield?" mi disse sollevando il dito; e poi scrisse nell'aria un ricordo che andava ad imprimersi in lugubri geroglifici sulla facciata della villa, in mezzo alle file delle finestre "Amalo se puoi!

Amalo se osi! - Sì, l'amerò, - dissi; - Oserò amarlo!" , racconta l'uomo che così misteriosamente pare rivivere i misteri della sua vita. Una vita che corre velocemente con il martellare e l'incalzare di queste parole:

"Perché stai ritta Jane? […] Jane, non vorrai dire che io vada da una parte e tu da un'altra […] Oh, Jane, questo è amaro!

Questo, questo è male! […]". E' spontaneo ritornare indietro nel tempo, sulle scritte nere e volanti proprie di una natura selvaggia che corre amara: "Come erica che, nella landa, / il vento selvaggio trascina".