Alla fine è stato proiettato. Sembra una storia uscitadirettamente dalle pagine di qualche sceneggiatore di serie televisive disuccesso. “The Interview”, il filmsulla Corea del Nord, anziché induemila sale come previsto, è stato proiettato “solo” in trecento cinema intutta America. Abbastanza per fare confusione quanto basta, dato che il filmracconta di due giornalisti americani che, ottenendo un intervista coldittatore Kim Jong Un, vengonoconvinti dalla CIA a tentare di ucciderlo.

La discussione internazionale si è subito fatta rovente. Dauna parte gli Stati Uniti d’America, conBarack Obama che aveva definito “un errore” cancellare – come era previsto –l’uscita del film.

Dall’altra parte, la NordCorea e tanto di Russia solidale, che definisce “abbastanza comprensibile”come lo Stato asiatico si possa sentire offeso da un film del genere. La casa produttrice del film, la Sony, era stata oggetto neigiorni passati di minacce da parte di alcuni hacker che avevano pronosticato unattentato “in stile 11 settembre”. 11/9 digitale, ovviamente. La CIA pensa inoltre che dietro questeminacce ci sia potuta essere la regia nemmeno troppo occulta del governonordcoreano (cui prodest, ci si chiede, chi ne avrà beneficio?). Molti artisti,tra cui George Clooney e Salman Rushdie, autore di “VersettiSatanici”, si erano pronunciati a favore della proiezione del film e a difesadella libertà di espressione.

La realtà nordcoreana è da sempre stata oggetto digrandissima curiosità da parte degli occidentali e non solo proprio per il suoregime molto chiuso che difficilmente manda messaggi all’esterno, se non inmaniera molto filtrata. Generalmente sono parate militari o discorsi pubblicidel leader Kim Jong Un. Un fumettista canadese, Guy Delisle, che si è recato in uno studio di animazionenordcoreano a lavorare, l’ha descritta molto bene nel suo fumetto “Pyongyang”.

Sul racconto di unsuperstite dei campi di concentramento del regime è stato inoltre tratto ildocumentario “Camp 14” del regista Marc Wiese, oltre ad un libro delloscrittore americano Blaine Harde, “Fuga dal campo 14”.

Aspettando di poter vedere “The Interview” anche in italiano.