Ieri si è concluso il secondo ed ultimo appuntamento di Rai 1 con Roberto Benigni dedicato a I Dieci Comandamenti. Grandi ascolti nella prima puntata, con quasi 10 milioni di telespettatori sintonizzati, si attendono i dati auditel della seconda puntata, ma crediamo che non saranno da meno. Ad ogni modo, per coloro che se lo fossero perso, ecco un riassunto molto sintetico di quanto detto da Benigni in quasi 4 ore di esegesi biblica.
I Dieci Comandamenti: cosa ha detto Roberto Benigni nel programma Rai
Ovviamente, non sono mancate le frecciate, e tante, alla politica italiana, il comandamento non rubare Dio lo scrisse proprio per l'Italia, ha ironizzato l'attore fiorentino.
I momenti di alta teologia però ne hanno fatto da padrona e il Robertone nazionale ha saputo introdurre tutto l'argomento con una metafora ineccepibile. Prima però dobbiamo fare un passo indietro. Nel 1882 il filosofo tedesco Nietzsche annunciava nel suo La Gaia Scienza, la morte di Dio. Dio è morto, oggi il nichilismo è la concezione filosofica pregnante e regnante del nostro tempo e nessuno di noi può dirsi non nichilista (parafrasando Benedetto Croce che invece asseriva che non potevamo non dirci cristiani). In questa atmosfera Benigni chiede uno sforzo al telespettatore con una metafora simpatica e azzeccatissima; così come crediamo per un paio di ore all'uomo ragno quando andiamo al cinema a vedere Spiderman, allo stesso modo siamo chiamati a credere per due serate a Dio durante la sua lettura dei dieci comandamenti.
Vediamo ora cosa ha detto Roberto Benigni de I Dieci Comandamenti, uno per uno dandone una spiegazione sintetica. La sua lettura si basa solo sul libro dell'Esodo e non tiene conto del Deuteronomio. Inoltre, la lettura è fedele alla tradizione ebraica, e si distingue dalla suddivisione cattolica, eccola:
1) Io sono il Signore Di tuo, non avrai altro Dio all'infuori di Me.
Questa seconda parte rappresenta un altro comandamento nell'ebraismo. Benigni sottolinea il Dio personale introdotto dalla tradizione biblica. Con quel "Dio tuo" infatti viene evidenziato un Dio a misura di uomo e non un Dio universale, e stabilisce un patto di amore tra la divinità e l'uomo, una sorta di fidanzamento tra due innamorati, suona infatti come "io sono l'amore tuo".
Evidenzia inoltre il sentimento di gelosia da parte della divinità (non avrai altro Dio all'infuori di Me).
2) Non nominare il nome di Dio invano. Secondo Benigni, il senso ontologico del precetto non è la bestemmia, ma il servirsi di Dio per scopi a lui non attinenti, su tutti l'omicidio, le guerre fatte in nome di Dio, un'aberrazione senza precedenti.
3) Ricordati di santificare il sabato. L'importanza del riposo come nel settimo giorno della creazione. Nessuno escluso, neanche gli animali.
4) Onora il padre e la madre. Dal quarto comandamento iniziano le leggi orizzontali, ossia quelle tra gli uomini, mentre le prime tre erano verticali, ossia tra Dio (alto) e gli uomini (basso).
Benigni sottolinea come in questo comandamento (il suo preferito personalmente) ci sia il segreto per una vita più lunga sulla terra. Onorando i genitori, cioè avendo cura di loro soprattutto nella vecchiaia, si vivrà di più, poiché in questo modo si darà l'esempio ai figli che faranno altrettanto con noi.
5) Non uccidere. Siamo nel cuore dei dieci comandamenti, forse il fulcro, il comandamento per eccellenza. Eppure, spiega Benigni, nonostante dovesse essere scontata la sua attuazione, all'epoca non era bene accetto nel decalogo. Ovviamente, i giorni nostri non sono da meno. Ricorda Benigni che il 900 è il secolo più assassino della storia. Secondo l'attore il comandamento è l'unico imperdonabile, infatti procurando la morte non si può avere il perdono della vittima (l'unica che può perdonare), in quanto appunto morta.
6) Non commettere adulterio. Tiratina d'orecchie alla Chiesa cattolica che negli anni lo ha trasformato in "non commettere atti impuri". Non ha nulla a che fare con il sesso. Benigni sottolinea l'importanza della fedeltà tra uomo e donna attraverso la promessa della vicinanza, qualsiasi cosa accada.
7) Non rubare. Come anticipato, i riferimenti ai fatti odierni si sprecano, ma il testo va inteso soprattutto nel non rubare altri esseri umani, gli schiavi.
8) Non dire falsa testimonianza. Il comandamento ci esorta a diventare Verità, a dire il vero. L'attore toscano però sottolinea anche l'importanza della bugia, quella stoica e a fin di bene.
9) Non desiderare la donna del tuo prossimo.
10) Non desiderare la roba del tuo prossimo. In questo caso i due comandamenti, secondo la tradizione ebraica, andrebbero letti insieme, rappresentano il rispetto della proprietà altrui, anche in questo caso, sottolinea Benigni, il sesso non c'entra nulla.
L'opera di Benigni si conclude con una chiusa particolarmente riuscita e toccante, l'attore toscano evidenzia gli antipodi dei dieci comandamenti, l'inizio e la fine, Io sono il Signore Dio tuo (incipit) "non desiderare la roba del tuo prossimo". Estraendo le ultime parole si ha la seguente frase: "Io Sono Il Tuo Prossimo".