Appuntamento torinese con la storia dell'Arte: quaranta opere provenienti dal Musée d'Orsay, esposte alla GAM (Galleria d'Arte Moderna) di Torino fino al prossimo 31 gennaio, testimoniano l'evoluzione del talento pittorico di Claude Monet, dagli esordi ancora influenzati dalla lezione di realismo impartita da Gustave Courbet fino alla definizione di uno stile personalissimo, caratterizzato da uno studio rigoroso sugli effetti e le variazioni della luce e sulle potenzialità del colore di frantumare corpi e volumi, riducendoli a pennellate vibranti ed emotive dalle tonalità chiare ed elegiache dotate di un'imprevista forza evocativa.
Si comincia con 'La colazione sull'erba', dipinto realizzato nella primavera del 1865, e concepito come risposta alla provocazione lanciata due anni prima da Édouard Manet, di cui Monet subì il fascino e l'energia rivoluzionaria, che introduce a un percorso di ricerca e sperimentazione che contempla opere come i paesaggi invernali della fine degli anni '60 dell'Ottocento ('La charrette. Route sous la neige d'Honfleur' e 'La pie', meraviglioso squarcio nell'inverno normanno) e approda alla rappresentazione già impressionista della montagna norvegese di Kolsaas, realizzata nel 1895.
Nel mezzo c'è l'interesse per il mondo borghese (mirabile il dipinto di Madame Louis Joachim Gaudibert, collezionista d'arte e protettrice di Monet) e bucolico ('Les dindons', "tacchinelle" dipinte nel 1877), senza dimenticare la cronaca sublimata di un episodio della vita civile francese rappresentata dal dipinto conosciuto con il titolo di 'La rue Montorgueil à Paris', realizzato per celebrare la festa per la pace e per il lavoro tenutasi per le strade parigine il 30 giugno del 1878.
Monet, tra Olanda e Giappone
Insofferente agli ambienti accademici e amante della pittura "en plein air", Monet prediligeva l'osservazione diretta dei fenomeni di natura e l'esperienza sensibile dello spazio che intercorre tra la nostra definizione corporea e gli elementi del paesaggio o gli oggetti della nostra realtà domestica.
Affascinato dalla tradizione olandese, il pittore a un certo punto s'avvicinò anche all'arte giapponese, di cui apprezzava particolarmente l'immaterialità e la stilizzazione, la sua eleganza minimale e concettuale. Una grande influenza sul suo lavoro la esercitò anche la fotografia, di cui Monet si servì per approfondire lo studio della spazialità e dell'articolazione luministica. (Monet, dalle collezioni del Musée d'Orsay (2 ottobre 2015-31 gennaio 2016) presso la GAM di Torino. Costo biglietto intero: 12 euro. Ridotto: 9 euro).