Periodo difficile per lo scrittore Roberto Saviano che, dopo l'articolo sul Daily Beast in cui è stato accusato di plagio "apparente", si ritrova al centro di un'altra polemica mediatica.Questa volta l'attacco arriva dall'ordine dei giornalisti della Campania che rispedisce al mittente tutte le accusee i sospetti che Saviano ha espressoin un articolo su L'Espresso, dal titolo: "Se quelli sono giornalisti".

L'autore di Gomorra,sostanzialmente, imputaall'Ordine di non essergli stato vicino abbastanza per quanto riguarda le accuse di plagio e di averlo, anzi, accusato a sua volta di essere un "giornalista abusivo", in quanto non iscritto all'Ordine.

La risposta dell'Ordine dei giornalisti

Sempre su L'Espresso arriva puntuale la controreplica dell'Ordine dei giornalisti della Campania. Una risposta netta che sottolinea come l'ente sia sempre stato vicino a tutte quelle persone che, raccontando e scrivendo di criminalità organizzata, si sono ritrovate in pericolo di vita.Ordine campano che si è schierato in prima linea anche al fianco dello stesso Saviano e della giornalista Rosaria Capacchionequando sono stati minacciati di morte dal clan dei Casalesi. Così come è stato tra i primi a schierarsi al fianco di Sandro Ruotolo, storico inviato di Santoro, minacciato di morte dal carcere dal bossMichele Zagaria.

Un comunicato stampa che si conclude con parole molto dure: "Non paragoni più il suo lavoro di scrittore non giornalista a quello di Giancarlo Siani, giornalista giornalista".

Toni troppo accesi

Indubbiamente, la polemica ha assunto toni troppo accesi, a tal punto che nel suo ultimo post su Facebook, Savianoauspica l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti.

Per evitare ulteriori polemiche bisognerebbe che entrambe le parti, Saviano e l'Ordine campano, facessero un passo indietro, in quanto queste accuse reciproche non servono a niente e a nessuno.

Anzi, rappresentano un ulteriore attacco al sistema dell'informazione giornalistica in generale che già gode di cattiva salute.

Un passo indietro, in cui sia Savianoche l'Ordinedevono, però, riconoscere i rispettivi meriti e le reciproche mancanze.