Si è spento oggi 2 dicembre, all'età di 90 anni uno dei più grandi interpreti del Cinema e del teatro italiano, Gabriele Ferzetti, nato a Roma il 17 marzo 1925 e che è entrato nel cinema nel 1942 recitando in "Via delle cinque lune" per la regia di Luigi Chiarini. Bello, elegante, con i baffi sempre in bella vista e dal portamento aristocratico dietro al quale si cela un animo tormentato e vulnerabile, Ferzetti ha girato più di 140 film e ha trovato la sua migliore dimensione artistica soprattutto nei ruoli noir, perfettamente a proprio agio sotto cieli notturni e piovosi squarciati da lampi e fulmini.

La prolifica carriera

Inizialmente Ferzetti è co-protagonista di film commerciali, spesso storici e d'avventura che hanno riscontrato molto successo presso il pubblico, come "La Contessa Castiglione" (1942), "I miserabili" (1947), "Vespro sicliano" (1949), "Vertigine d'amore" (1949), "Gugliemo Tell" (1949), "I falsari" (1950), "Core 'n grato" (1951), "Inganno" (1952), senza dimenticare la sua passione per il teatro, dove si confronta soprattutto con Pirandello e Williams. Nel 1951 prende parte nella polemica pellicola "Il Cristo proibito" per la regia dello scrittore Curzio Malaparte accanto a Rina Morelli, Raf Vallone, Elena Varzi e Anna Maria Ferrero. L'attore romano pian piano scala il successo dando il meglio di sé anche in ruoli polizieschi ed approda a ruoli biografici nelle pellicole dirette da Carmine Gallone "Puccini", "Casa Ricordi" e "La monaca di Monza".

Durante questi anni Ferzetti divene un sex symbol e la sua carriera subisce una svolta quando nel 1953 Mario Soldati lo dirige ne "La provinciale" dove l'attore interpreta il ruolo del grigio professore, marito tradito da Gina Lollobrigida, ruolo che gli consente di vincere il suo primo Nastro d'argento e di essere sempre più apprezzato anche dalla critica.

Per Antonio Pietrangeli recita ne "Il sole negli occhi", "Nata di marzo" e "Souvenir d'Italie".

Un attore eclettico

Ferzetti si cimenta in ruoli introspettivi grazie al regista dell'incomunicabilità, Michelangelo Antonioni, come "Le amiche" (1955) accanto a Valentina Cortese, Eleonora Rossi Drago e Yvonne Furneaux, e "L'avventura" (1960), film sequestrato dalla magistratura per i suoi temi considerati "distruttivi", con Monica Vitti e Lea Massari.

In queste due pellicole l'attore romano dimostra di saper prestare il suo volto a personaggi indefinibili, ermetici, senza volontà e morale. Ma Ferzetti vuole dimostrare di essere un attore eclettico e si cimenta nel genere peplum,recitando in "Annibale" (1960) per la regia di Giorgio Bianchi e nel film di guerra "La lunga notte del '43" per la regia di Florestano Vancini, dove interpreta un giovane benestante che manda via l'amante interpretata da Belinda Lee perché non ha il coraggio di guardare in faccia alla realtà riguardante la rappresaglia fascista. Nel 1966 Ferzetti è richiesto anche da John Houston per la sua "Bibbia" e da Ettore Scola per affiancare Vittorio Gassman ne "L'arcidiavolo"; Nel 1967 vince il suo secondo Nastro d'argento per il ruolo dell'avvocato Rosello in uno dei primi film ad argomento "mafioso", "A ciascuno il suo" di Elio Petri, accanto a Gian Maria Volonté, Mario Scaccia e Irene Papas.

Nel 1968 è Sergio Leone a volere il versatile attore in "C'era una volta in West" nella parte del cattivo di turno, un magnate delle ferrovie.

Dalla seconda metà degli anni '60 Ferzetti vive un momento di crisi artistica interpretando film mediocri e fintamente erotici come "Grazie zia" di Samperi e polizieschi di Montaldo. Tuttavia prende parte a pellicole dirette da altri nomi importanti nel panorama del cinema italiano come "Un bellissimo novembre" di Bolognini. Nel 1974 partecipa allo scandaloso film di Liliana Cavani, "Il portiere di notte" nel ruolo di un nostalgico nazista. Negli ultimi anni ha recitato in "L'avvocato De Gregorio" (2003) di Squitieri "Concorso di colpa" (2005) di Fragasso e in fictions come "Papa Luciani" (2006).