Senza Afflato. Così ci lascia il nuovo spettacolo scritto e diretto da Andrea Monti,andato in scena domenica scorsa, 2 ottobre.La scenografia è essenziale, gli artisti che dominano il palcoscenico sono scatenati e poliedrici, attori, musicisti, cantanti, tre uomini tutto fare.

La storia

Se immaginate una storia logica e regolare, con una trama ben definita, dei personaggi riconoscibili, non è questo lo spettacolo che fa per voi. Qui i personaggi diventano l’uomo comune, rappresentano noi e la nostra società ed insieme anche la nostra coscienza, l’io più nascosto e profondo.

Simone (Carchia) è un venditore, di case, di gas, di fumo e di parole, un amministratore di condominio, un ragazzo senza un lavoro; ma è anche l’attore, l’uomo che di giorno indossa un vestito e nel tempo libero si diletta con ciò che più gli sta a cuore: il teatro. Umberto (Papadia) è un cantante, canta per allietarci, ma anche per esprimersi con la forma migliore che conosca, la canzone, e canta per mandare dei messaggi all’amico Simone, come una sorta di guida o di grillo parlante. E poi c’è Armando (Serafini), un, o meglio il, musicista, che accompagna tutto lo spettacolo. E cosa fanno sul palco questi tre uomini? Dialogano, si confrontano, recitano, suonano attraverso 16 pezzi. Gli argomenti trattati sono quelli della vita quotidiana, il lavoro, gli escamotage per vendere il gas o una casa, gli appuntamenti, le donne, i conflitti con i genitori, i pregiudizi, la polotica.

Chi si confida, chi dà consigli, chi ascolta e suona la batteria.

All’inizio lo spettacolo può sembrare che manchi un po’ di filo logico, ma è solo un’impressione. Poi ci si cala nella scena, ci si rende conto che non è una rappresentazione classica, ma un teatro moderno.

La struttura

Sul palcoscenico più che una scenografia tradizionale troviamo Simone e Umberto con il microfono e Armando con la batteria che danno l’idea di essere ad un concerto.

Non è certo una novità che la musica o il ballo si intreccino con la recitazione, ma qui più che confondersi, la musica è recitazione. Qui si recita a ritmo di musica, di chitarra, di applausi.

Lo stile

Il linguaggio è semplice e musicale, è alla portata di tutti. A farla da padrona sono le sensazioni e le emozioni suscitate, più che il verbo e il contenuto.

Il pubblico è rapito da questi suoni che avvolgono la sala e batte le mani e poi i piedi per accompagnare un ritmo che non conosce, ma che la fa da padrone. A volte è più pacato e la recitazione si calma, a volte è più agitato e le parole concitate. Sperimentazione e originalità le chiavi di lettura.