In principio è stato il ricercatore napoletano Ernesto Pagano con "Napolislam" , un viaggio nella Medina partenopea ed ora ci prova il giornalista Gad Lerner che torna su Rai 3 alle 22.30 di domenica con "Islam, italia" la nuova declinazione duale dei suoi reportage. Un programma di un'ora circa con un anteprima giocata su una giornata e nottata passata con un venditore di borse marocchino che lavora per studiare in un master sulle religioni monoteistiche, che gli insegna la regola della prosternazione ed i cinque pilastri dell'Islam, ed un narrato di una trentina di minuti che lo porta alla Fiera del Levante di Bari alla Festa del sacrificio che ricorda il sacrificio del profeta Abramo di suo figlio Ismaele.

Lerner sembra il Pasolini che girava sulle spiagge italiane per chiedere alle coppie italiane della vita sessuale: fermo nell'ascolto, attento al dettaglio, pronto nella domanda porta anodinamente ma senza sconti. Perché le donne devono pregare separatamente dagli uomini? Che valenza ha la Jihad? Poi dialoghi serrati con imam torinesi di origine pugliese convertiti, raid al Palasharp a Milano per la preghiera. Che significato ha la preghiera per l'Islam? Purificazione.

Poi l'inconciliabile Islam che si fa lotta di classe dei nuovo sfruttati con quello monarchico-qatariota della maggioranza wahabita che ricrea a Doha la Galleria di Milano piena di sfarzosi marmi dove si allineeranno boutique di brand d'abbigliamento occidentali.

Lerner si aggira laico e rispettoso ma evidenzia anche la contraddizione a Doha di una mancanza di corrispettività nell'accoglimento di parte dell'Islam per le altre religioni: l'esempio è quello dei cristiani della capitale del Qatar che vivono in un compound-ghetto dove possono esercitare il loro culto ma senza esibizioni all'esterno di elementi distintivi della loro fede. Insomma un esempio di grande giornalismo di strada che manca in una tv italiana - se non in rari casi - perché è la vecchia forma del reportage: consumare le scarpe.