Elephant Brain, è questo il nome del Gruppo perugino, nuova emergente realtà musicale che nasce nel 2015 da cinque ragazzi classe '92 che suonano musica rock con testi in italiano. Loro sono Vincenzo alla voce e chitarra, Andrea alla chitarra e cori, Emilio alla chitarra, Michele al basso e Giacomo alla batteria. Il 10 novembre del 2015, gli Elephant Brain hanno dato vita al loro primo EP omonimo, contenente quattro inediti, pubblicato unicamente in digitale per Fuori Produzioni (etichetta e studio di registrazione della band) e scaricabile gratuitamente dal loro sito http://www.intoelephantbrain.com.
Il mix e il mastering sono stati effettuati con l’aiuto di Daniele Rotella. Nel marzo 2016 una nuova esperienza per la band, che dà il via al suo primo tour in giro per l’Italia. In questa intervista, il chitarrista Andrea ci racconta di più riguardo agli Elephant Brain. Queste le sue parole:
Quando e come nascono gli Elephant Brain?
Il Progetto Elephant Brain è nato con l’EP un anno fa, però noi componenti suoniamo insieme da circa cinque anni, in quanto c’è sempre stato il legame d’amicizia che ci ha permesso di continuare, e di modificare i progetti nel corso degli anni, fino ad arrivare all’EP che è la nostra forma definitiva.
Da quanti artisti è composto il vostro gruppo Elephant Brain?
Noi siamo in cinque, io Andrea che sono il chitarrista, poi Vincenzo che è il cantante, Emilio l’altro chitarrista, Giacomo, il batterista, e Michele che suona il basso.
Poi, ovviamente, ci sono tante altre persone che gravitano attorno a noi, che ci danno grande supporto, ad esempio nell’ascolto, sempre un po’ critico, dei pezzi e logisticamente ci seguono.
Perché avete scelto questo nome abbastanza curioso per un gruppo musicale?
Fondamentalmente perché ci piaceva, poi, fondamentalmente quando si sceglie un nome, le motivazioni razionali sono sempre meno rispetto a quelle irrazionali.
Abbiamo fatto riferimento al suono, bello pesante ma comunque un po’ ragionato.
Come gruppo, cosa vi ha spinti ad intraprendere il percorso che ha portato all’EP Elephant Brain?
Abbiamo continuato a provare sempre tutte le settimane, fino a quando, l’anno scorso, eravamo più o meno verso maggio o giugno, e avevamo alcune idee, alcuni pezzi e provini registrati nello studio.
C’è stata quindi l’idea di raccoglierle e registrarle, per farne una sorta di biglietto da visita, senza realizzare, almeno all’inizio, un vero e proprio disco che sarebbe risultato pesante e più rischioso. È venuto fuori così l’EP Elephant Brain. Abbiamo così iniziato a suonare in giro e devo dire che la prima risposta è stata buona.
Il tuo giudizio sul mondo della musica?
Il mio giudizio personale è molto positivo perché comunque sia in Italia c’è un fermento di gruppi, di situazioni e realtà che nascono.
Un consiglio a chi, come voi degli Elephant Brain, si affaccia da poco nel panorama musicale?
Di riuscire a divertirsi sempre in quello che si fa e di scegliere sempre la musica che si vuole fare, non seguendo quello che potrebbe piacere. E poi di riuscire a trovare la relazione di amicizia nel gruppo.