Sabato 11 marzo di scena nella città d'arte estense, al Teatro “Nuovo”, il celebre giornalista e polemista mediatico Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, con “Slurp”, accompagnato dall'attrice Giorgia Salari. Uno zoom di originale teatro sociale sulla storia italiana poco edificante del giornalismo e degli intellettuali italiani, da Mussolini e Matteo Renzi.

Karl Kraus e Marco Travaglio

Come noto, da anni protagonista ultra noto, a partire dal talk show con Santoro in televisione, nella versione teatrale Travaglio appare più persuasivo e sincero rispetto al filtro strettamente mediatico.

Notoriamente amato e odiato per la parola-penna-spada tipica, in ogni caso difficilmente discutibile certa stoffa poco frequente nel giornalismo e nel polemismo stesso, sempre raffinato, italiani. Come giornalista ricorda almeno parzialmente due grandi scrittori corrosivi ed eretici “outisider” del mestiere lungimiranti, persino di vecchissima data, fine ottocento e primo novecento, ovvero Oscar Wilde e soprattutto Karl Kraus che, con la sua testata “Die Fackel”, mise a soqquadro i media dell'epoca a Vienna. In “Slurp” ha evidenziato il copione mandarino di certo carattere nazionale, dal duce al Renzi, tipico del voltagabbanismo dell'Intellighenzia e del giornalismo di casa nostra.

Sempre pronti a salire sul carro dei vincitore, supini e mistificanti, anche a costo con una iperbole di violare il principio di contraddizione e quelli della Fisica, come se niente fosse.

Ha sorpreso nello specifico anche la sequenza impietosa su Napolitano, ammettendo a suo tempo la verità spesso denunciata dalle opposizioni non progressiste di un vero e proprio golpe diversamente istituzionale contro l'allora premier Silvio Berlusconi.

Luci ed Ombre

In effetti anche ombre, non tanto nello spettacolo, ma in controluce rispetto al personaggio Travaglio: il suo antiberlusconismo fanatico, ai tempi proprio di Santoro, sembra storicamente confermare anche Travaglio non proprio innocente rispetto all'attacco a 360° del giornalismo italiano, suoi limiti di cui pare a volte perdere la memoria.

Travaglio fu protagonista nel giustizialismo che alla fine delegittimò e certamente inquinò la rivoluzione liberale del fu Cavaliere. Travaglio riflette anche da un lato e positivamente il valore propulsivo dell'era antipolitica, dall'altro le contraddizioni irrisolte del progressismo cosiddetto italiano (e non solo) in forte crisi di identità.

In ogni caso una penna doc che a modo suo fa la storia possibile ed essenzialmente non mandarina dell'informazione italiana, riassumendo, non distante dagli stessi Indro Montanelli o (nelle performance) Giorgio Gaber e Dario Fo, paradossalmente, come giornalista controculturale, anche Vittorio Feltri.