È difficilissimo, se non impossibile, pensare che Vittorio Sgarbi, grandissimo esperto e critico d'arte dalla infinita cultura artistica e dalla lingua tagliente e affilata più della lama di un rasoio, potesse ritrovarsi travolto da una polemica che riguarda proprio un'opera d'arte.
La polemica
Pare infatti che non si sia accorto e che non abbia riconoscosciuto, almeno non subito, che accanto ad un suo quadro, in vendita presso una casa d'asta genovese, ci fosse il famosissimo "Ritratto di Giovinetto" di Federico Barocci: opera che era stata trafugata negli anni '80 dalla Pala del Martirio di San Sebastiano del Duomo di Urbino e non più ritrovata, fino a ieri.
Molto particolare, e a tratti satirica, è la dinamica del ritrovamento e il posizionamento di due opere "cronologicamente" molto diverse: ritroviamo infatti il dipinto "Testa di Vecchia", il cui proprietario è lo stesso Sgarbi e il "Ritratto di Giovinetto": quasi una contrapposizione generazionale che vede nel ritrovamento del secondo, una attenzione ritrovata per il primo.
Su questa strana e grottesca circostanza, si inserisce la polemica accesa nei confronti del contestatissimo Sgarbi che, data la imprudente ed umana distrazione, dovrà attendersi pesanti "randellate" dal mondo artistico, nonché la richiesta di dimissioni da Assessore alla Rivoluzione della città di Urbino da parte dei gruppi Cui Liberitutti e Urbino al Centro.
Tuttavia, il pungente Sgarbi, rimanda ai mittenti le accuse difendendosi dicendo di nutrire qualche dubbio sull'origine del dipinto e che non vuole sbilanciarsi in un approssimata e impulsiva dichiarazione di autenticità. Sembrerebbe, infatti, che il critico sia già a lavoro per poter esporre il ritrovato dipinto presso una Galleria ad Urbino, promettendo di gioire del ritrovamento dell'opera solo ed esclusivamente in quella circostanza.
Il "Giovinetto" ritrovato
L'opera ritrae un bambino, potenzialmente figlio del committente, che era stato trafugato trent'anni fa dal Duomo di Urbino. L'antiquario che lo ha riconosciuto, Giancarlo Ciaroni, si è sentito commosso per aver ritrovato un "pezzo della propria storia" che rischiava di non vedere più la luce.
Ne ha, inoltre, ribadito l'inestimabile valore, che si aggira intorno ai 300mila euro, ed il prezzo di vendita all'asta, circa 700 euro, facendo notare quanta ignoranza e quanta disattenzione potesse avere colui che lo ha derubato: un imperdonabile colpo al cuore peggiore dello stesso furto. Ora, la rabbia e il risentimento, lasciano il posto alla gioia per aver ritrovato un importante gioiello della città talmente disatteso che è sfuggito persino all'attenzione del critico dei critici.