Ci sarà anche la nota criminologa Roberta Bruzzone alla presentazione domenica 1° ottobre alle 18 a Manziana in aula consiliare del libro di Massimo Mangiapelo “Federica La ragazza del lago”. Si torna a parlare in un epoca in cui i femminicidi diventano quotidiani della vicenda che il 1° novembre 2012 porto alla morte della giovane Federica Mangiapelo, 16 anni.

Una storia che oggi vede il fidanzato Paolo Di Muro in carcere. Un amore finito malissimo. L'uomo sta scontando una pena a 14 anni di reclusione per omicidio volontario. Uno sconto di pena disposto dalla Corte d’Assise d’Appello rispetto ai 18 anni di condanna comminati in primo grado.

Una mitigazione della pena dovuta alla concessione delle attenuanti generiche equivalenti all’aggravante della minorata difesa contestata.

Alla continua ricerca della verità

“Già non eravamo soddisfatti con la sentenza di primo grado” commentò all’indomani della sentenza Gigi, padre di Federica. “Ora questo sconto di pena – aggiunse - significa che potrà essere libero anche tra 10 anni. E’ inutile schierarsi contro i femminicidi”. Come se un femminicidio non fosse un omicidio e come tale da richiedere un ergastolo.

Ma arrivare a questo risultato da parte dei familiari è stato difficile. Molto ha influito la superficialità delle indagini avviate nell’immediatezza del fatto. Con una grande costanza i genitori si sono battuti per accertare la verità.

In sede di incidente probatorio una superperizia, dopo una prima archiviazione agli inizi, ha accertato che Federica è annegata nel lago perché il ragazzo le tenne la testa sotto l’acqua. Una tragica notte di Halloween che ha cambiato la vita di molti.

Nel volume Massimo Mangiapelo, giornalista professionista e zio di Federica, racconta come la famiglia ha condotto questa battaglia.

Un volume (Bonfirraro Editore) scritto a caldo in un momento in cui, nonostante le evidenze, la famiglia cercava giustizia. All’incontro interverranno anche la genetista forense Marina Baldi, il sindaco di Manziana Bruno Bruni e l’Assessore alla Cultura Eleonora Brini.

Una notte di tregenda

Quella notte, al di là delle streghe, era una notte di grandi piogge e fulmini.

Federica esce dopo aver visto un film con il padre. Lei, il fidanzato, allora 21 anni di Formello, ed un amico allora minorenne, vanno prima in un locale alla Storta. Poi un litigio. Marco la lascia in strada lungo l’Anguillarese. Poi il giovane dice di non sapere più niente di lei. Ma delle telecamere ad un benzinaio dove il ragazzo si ferma lo inchiodano. Desta grande sospetto anche che, non appena a casa, il giovane chieda con un biglietto alla madre di lavare i vestiti appena tolti. Lava, al primo mattino, anche se continua a piovere, l’automobile. Le indagini, condotte nelle primissime ore dai carabinieri della compagnia di Bracciano e poi dal Provinciale, indicano una morte per cause naturali.

Si parla di miocardite. Il caso viene archiviato. Ma la famiglia incalza, non si rassegna e riesce a far riaprire le indagini. In sede di incidente probatorio viene espletata una superperizia collegiale. Le diatomee, particolari alghe di lago, rinvenute attestano che Federica è stata uccisa per annegamento. Lui le ha tenuto la testa sott’acqua.

Il senso del libro, molto probabilmente, sta tutto nella frase del giovanissimo fratello di Federica: “Papà lo sai che quando saremo vecchi Federica sarà ancora giovane? Noi ce la ricorderemo sempre così”. Una vita spezzata.