Una visita guidata, quella di ieri mattina alla Villa romana del Capo di Sorrento che ne riscrive i tempi di datazione e va ad incidere anche sull’inizio di ciò che in dottrina viene definito il luxum di età augustea che portò l’imperatore romano a Villa Jovis a Capri. Rosaria Petrella, giovane archeologa napoletana, ha accompagnato un nutrito gruppo di visitatori disegnando attraverso gli scavi nella parte rustica della Villa romana un mondo ed un’economia chiusa.

Già nella prima parte campagnola, infatti, gli archeologi della “Humboldt” berlinese hanno trovato segni di residenzialità, insieme ad un sistema di cisternoni che degradando, andavano fino al quadriportico.

La villa non fu solo adibita all’otium, allora, ma era un microcosmo economico chiuso, che attraverso la coltivazione di ulivi e viti - ed in seguito anche alla produzione di garum e porpora - fungeva da unità produttiva autoctona.

“I cisternoni erano coIlegati con l’acquedotto di Priora – dice Petrella - e nei pressi del boccaporto dell’acquedotto abbiamo anche fatto un altro saggio che ci ha fatto rilevare per la prima volta i resti di pietrisco dell’eruzione del 79 d.C “. Inoltre riprendendo i rilievi del Mingazzini – prima del 1946 Forma Italiae Sorrento – e le ricerche dell’architetto tedesco Friedrich Rakob, nella parte centrale del quadriportico, hanno rilevato a 70 centimetri, un muro di fondazione con un’opera incerta, che fa retroagire la datazione della villa circa all’80 d.C nella tarda età repubblicana.

In linea con altri scavi in corso a Formia e Gaeta quindi bisognerà riscrivere la storia dell’otium mediterraneo che sembra essere nato anteriormente alla vulgata augustea.

Inoltre gli archeologi dell’ateneo tedesco “Humboldt” hanno trovato anche delle rampe di accesso al porto privato ed una diversa ubicazione per il faro di avvistamento.

In ultimo un archeologa tedesca - Mikhaela Reinfeld - ha stabilito, ritrovando tracce di colonne, che il faraglione piano che si nota ancora oggi nell’area della “Regina Giovanna”, in realtà era sovrastato da un tempietto votivo. Il 14 gli uomini guidati dall’archeologo tedesco Wolfgang Filser, ricopriranno i saggi effettuati ed in omaggio agli scavi stratigrafici analizzeranno i reperti dei lucernai e delle ceramiche sigillate, per datare con millimetrica precisione i muri di fondazione.

“Ci sarebbe bisogno di fare altri saggi – conclude la Perrella – , e poi ci sarebbe bisogno di un grande sponsor per pubblicare una grande monografia come quella su Villa Jovis del Clemens Krauser”. I mecenati dell’hic et nunc si facciano avanti.