La Filosofia dell'egoismo” di James L. Walker, pubblicato in ultima edizione nel marzo 2017 dalla casa editrice “Ortica” ha riportato l'attenzione sul testo. La critica ha accolto il libro con molto fervore, poiché mette in discussione la base del moralismo, in un modo volutamente provocatorio ed estremo,ribaltando le classiche posizioni che derivano dall'Idealismo Kantiano. Nonostante ciò, parte dell'attenzione del pubblico è stata rivolta su alcuni concetti espressi da Walker, che sebbene non riescano a fornire una visione valida ed alternativa per il comportamento, sicuramente almeno sollevano dubbi interessanti su cosa e su come si tenda a scegliere.

La teoria che sostiene il volume si concentra principalmente sull'analizzare il concetto dell'Egoismo al di là dell'accezione negativa con cui la parola viene usata quotidianamente.

La teoria generale

Nella sua analisi, Walker parte della definizione del dizionario inglese 'Webster' della parola egoismo, ovvero “Principio del sé, dottrina dell'individualità; interesse personale; egoismo (selfishness)”. L'autore del libro fa notare come l'espressione usata solitamente per indicare un difetto nel comportamento di una persona in realtà sia una “dottrina dell'individualità”, la quale non implica necessariamente il danneggiare l'altro, ma solo la preservazione del sé. Inoltre, secondo il filosofo l'Egoismo è “la teoria della volontà in quanto reazione dell'ego a un determinato movente”, il soggetto è dunque attivo, reagisce agli eventi del mondo scegliendo un determinante movente, un motivo.

Di conseguenza l'azione del vero Egoista è sempre volontaria: all'azione, l'individuo aggiunge la consapevolezza, la presenze della propria intelligenza nel valutare, cercando di evitare di cadere in una reazione involontaria o di riflesso. Precisamente, Walker sottolinea che: “Se il mio gesto nasce dalla mia percezione di ciò che per me ha valore e serve al mio onore e alla mia dignità, se è filtrato della mia coscienza o subcoscienza, e se è per me concime e fioritura e frutto del mio sentimento, del mio intelletto e della mia volontà, allora esso è Egoistico”.

Walker contro il 'Moralismo'

Il buonsenso e la razionalità sono due concetti da tenere a mente per dare una giusta intepretazione della teoria esposta dal filosofo, in quanto egli svicola dall'uso comune del termine ed individua nel soggetto Egoista la capacità di discernere e di venire a compromessi. “La richiesta di Altruismo, spiega chiaramente Wlaker, “e la celebrazione della dottrina della dedizioni agli altri, tesa ad inculcare l'abitudine della rinuncia a sé, è perniciosa ed è addebitabile a un'osservazione e a un ragionamento lacunosi”.

Infatti, “tenere ragionevolmente in considerazione gli altri è certamente una dorma intelligente di Egoismo, ma noi prima di tutto distinguiamo tra coloro che sono meritevoli di tale considerazione e coloro che invece non ne hanno alcun diritto, a meno che non prevalga una forma sterile e superstiziosa di rispetto che si appella 'agli altri' solo per il fatto che sono 'altri', trasformando in virtù il fatto di seppellire l'io in nome a ciò che è esterno dall'io”. Quindi: “Onorare gli altri, ma solo quelli che a nostro giudizio sono meritevoli, è una forma Egoistica. Quando la ragione fa bene il suo lavoro, l'abitudine di prendersi cura degli altri, di quelli a nostro giudizio meritevoli, continuerà fino a quando non saremo smentiti dall'esperienza; ma se quell'abitudine si radica, se la stima è data per scontata e il sentimento di adorazione prevarica il buon senso, allora l'ego ne esce sconfitto”.

Per il filosofo, dunque, tutto ciò che non ha come fine ultimo il benessere dell'Ego non può che essere classificata come una leggera forma di follia, una degenerazione dettata da un processo altruistico che porta un sacrificio di sé per un'ideale.

Oltre agli individui esistono i gruppi

L'autore dichiara che “oltre agli individui, esistono i gruppi, che sono variamente cementati da idee dominanti”. Walker spiega come le comunità sociali si formano grazie a delle regole imposte spesso dall'individuo dominante. Tanto più i membri del gruppo si sentono legati tra loro, tanto più alto è l'interesse che i membri sentono verso questa nuova identità esterna a loro stessi: la comunità. Sono proprio le ideologie infatti, siano esse politiche, religiose o anche semplicemente tramandate dalle famiglie, che rappresentano i vincoli ai quali tutti i soggetti di una stessa comunità devono sottostare.

Il filosofo prosegue col dire che le comunità, specialmente quelle in cui le regole sono severamente rispettate, tendono a comportarsi come un singolo Ego.

Iin sintesi, Walker spiega come le dinamiche di un gruppo si creino da un'iniziale imposizione del carattere più forte di un individuo sull'altro, il quale loderà e gradirà la condiscendenza dell'altro a preservare le proprie idee non solo come singolo ma come un'altra entità, più forte, il gruppo appunto. I 'Moralisti', dice il filosofo, tendono ad interpretare la naturale nascita di una comunità – sia essa la famiglia o una nazione – evidenziando i vantaggi che ogni singolo avrà in cambio se rinunceranno, anche solo parzialmente, alla propria libertà, o se sopporteranno di sacrifici fisici o psicologici che i vincoli impongono a tutti i soggetti.

Eppure, i 'Moralisti', secondo Walker, tendono a non prestare attenzione alla forma di egoismo irrazionale e subdolo che affligge le strutture come famiglia e lo stato: è, infatti, “un egoismo che si impone sui suoi membri, i quali, dopo aver avvertito taluni di quei vantaggi promessi, cedono poi acriticamente a tutte le pretese[del gruppo]”.

Uno dei punti focali del libro è proprio quello di spiegare la pericolosità del cedere alla dottrina della moralità comune. L'individuo che si convince di aver bisogno dei favori reciproci della famiglia, della Chiesa o dello stato, è un soggetto convinto di non poter esercitare la propria libertà. Gli unici motivi che il filosofo trova per il fatto di esistere e di non poter decidere della propria esistenza sono la follia o il “fanatismo”.

Egli, in particolare, definisce fanatici coloro che hanno la convinzione che se si atterranno a certe regole o a certe rigidità ascetiche, miglioreranno il proprio benessere e saranno aiutati dagli altri individui. La Morale, seguendo il pensiero dell'autore, si fonda infatti sulla sempiterna paura verso la solitudine e dalla speranza di poter ricevere dei benefici dagli altri esseri umani. In questo modo egli seguiranno dei percorsi prestabiliti nel loro comportamento perchè 'è giusto fare così', che ammettendolo o no si rivela essere 'è giusto fare così in quanto spero che gli altri facciano altrettanto'. “Così, si dice a un uomo che ha bisogno di una moglie, alla donna che ha bisogno di un marito, ai figli che hanno bisogno dei genitori, e che prima o poi essi a loro volta avranno bisogno dell'obbedienza dei loro figli.

Ed in nome di queste idee di richiederanno diversi sacrifici alla felicità dell'uomo, della donna e dei giovani”, dichiara il pensatore. Il vero Egoista razionale deve quindi abbattere i muri della paura, dell'abitudine e della fede nel fatto di dover rispettare e far rispettare certe regole prestabilite – che si rivelano essere inefficaci ed illusorie.

Senso del Dovere

Walker scrive che il Dovere è ciò che sarebbe meglio che si facesse o si avesse fatto: “Io assumo alcuni doveri per via dei doveri assunti da altri verso di me”, è specificato nel testo. Dover o meno fare talune azioni è deciso da un'analisi dei rischi, delle probabilità di successo, del benefici che si possono ricavare dal singolo atto.

La scelta non è immediata poiché dettata da una Morale accettata in modo acritico, ma ogni situazione è da valutarsi, di volta in volta, considerando le peculiarità del caso. Walker sottolinea che: “il vero Egoista non è colui che semplicemente ha smascherato l'imbroglio del Moralismo, bensì colui che si è liberato del suo dominio abituale, che ha rotto il suo scettro e dissacrato dissacrato tutti i santuari della superstizione nel suo cuore”.

L'importante, dunque, è che l'Ego intelligente, consapevole e padrone di sé prenda una decisione razionalmente, valutando il proprio comportamento nel mondo, senza lasciare che lo scambio di favori tra gli individui diventi un'abitudine, una consuetudine da cui non può sottrarsi.

Secondo i Moralisti, dice Walker, il Dovere diventa invece la base per una reciprocità non spontanea: il Moralista agisce non a seconda di ciò che gli conviene fare in senso utilitaristico, ad una presunta Legge morale per raggiungere quello che a suo avviso è anche il suo bene. Lo scrittore evidenzia il paradosso del Moralista: egli cerca di fare il meglio per sé, attenendosi a delle regole che in realtà gli proibiscono di agire nel modo desiderato. Per esemplificare questo concetto, Walker ipotizza la condizione in di un omicidio. Visto che la correttezza morale impone di non uccidere un altro essere umano, si è tentato di non intervenire. Eppure, se in quel preciso momento cadesse un meteorite uccidendo l'assassino, si esulterebbe che 'giustizia è stata fatta!'.

- Cab