Un solo giorno ci separa da San Valentino, la festività più amata e al contempo più odiata del nostro Paese. E mentre buona parte di noi s'affretta nel mettere a punto i preparativi per celebrare al meglio questa giornata, la restante metà, probabilmente, non vede l'ora che la profusione del Love is in the air, fatto di cuori, bigliettini e rose d'amore impacchettate si diradi, rapidamente.

Allora, in occasione del 14 febbraio, noi di Blasting News, nel tentativo di fare un po' da pacieri nel popolo degli internauti divisi, abbiamo deciso di proporvi il racconto di una storia d'amore singolare, fuori dagli schemi e che, più o meno un secolo fa, sottopose a contratto i sentimenti di due giovani enfant prodige della Francia da bene.

Scopriamo insieme chi sono i protagonisti di questo amore diverso.

Storia di un amore a contratto: l'inizio

Lei, Simone de Beauvoir, classe 1908, scrittrice, filosofa e madre del femminismo francese. Lui, Jean-Paul Sartre, classe 1905, uno dei più celebri pensatori del '900, filosofo esistenzialista, romanziere, drammaturgo, critico letterario e giornalista.

Uniti in una relazione atipica e consensuale, spesse volte celebrata quale nuovo paradigma dell'intesa moderna, i due prodigi francesi furono, a tutti gli effetti, i protagonisti di una storia d'amore sottoposta a contratto.

Ma, partiamo dall'inizio. Il loro primo incontro si consumò tra le mura secolari della Sorbonne parigina. Colleghi di corso, dunque, poiché entrambi iscritti presso la facoltà di Filosofia, Simone e Jean-Paul si laureeranno a pieni voti nel 1928: lei aveva solo ventuno anni e lui ventiquattro, ma era già dotato di un raffinatissimo spirito critico e di un fascino fuori dal normale.

Impossibile non notarlo. E infatti, Simone, ragazza dell’alta borghesia, dalla pelle chiarissima e lo sguardo sottile, fu travolta, quasi nell'immediato, dal magnetismo intellettuale di quello che, di lì a poco, sarebbe diventato l'amore della sua esistenza:

'Io ero intelligente, ma lui era un genio - scriverà la donna - Sartre rispondeva esattamente ai desideri dei miei quindici anni: era il doppio in cui ritrovavo, portate all'incandescenza, tutte le mie manie.

Con lui avrei potuto dividere tutto'.

Il giovane Sartre, dal canto suo, appariva sciatto, trasandato: indossava abiti senza cura, era basso, strabico e pure poco propenso all'igiene personale. Ma era stato in grado di sedurre e ammaliare Simone, la sua Castor: così aveva scelto di soprannominarla, sin dal primo sguardo d'intesa che le aveva riservato.

E, sulla scia alchemica di quel loro primordiale incontro, i due decisero di consolidare il proprio legame, dando vita ad una tra le più lunghe e tormentate relazioni nella storia della filosofia moderna.

Le clausole d'amore da rispettare

Jean-Paul e Simone suggellarono il proprio amore sottoponendolo ad un vero e proprio contratto d’affitto, che si sarebbe rinnovato ogni due anni. E fu Sartre a determinarne l'assetto: Simone avrebbe dovuto accettare un rapporto di coppia 'libero', vale a dire, non esclusivo ed aperto alle novità. Né monogamia né menzogna. Il patto contemplava, inoltre, un paio d’anni di convivenza ai quali, poi,si sarebbero alternati altri due anni di separazione e di vita libertina.

Ognuno di loro avrebbe avuto il diritto di interessarsi ad altre persone ma con l'obbligo di riferire ogni avventura adultera al proprio compagno. Una clausola ben definita, infatti, era stata riservata a quella particolare concezione dell'infedeltà: la possibilità di intrattenere rapporti con altri uomini o con altre donne, era percepita come una sorta di dovere per entrambi, affinché i due potessero sottrarre la propria vita di coppia al tranello delle menzogne e delle ipocrisie del matrimonio borghese.

La loro, in definitiva, sarebbe stata una prova esemplare di amore necessario da intendersi quale patto di vita, in cui il rapporto di coppia, con la sua abituale monogamia, non avrebbe certo interferito o ostacolato le singole esperienze di vita dei due innamorati.

La sofferenza di Simone

E, alla fine, Simone accettò il contratto ma, tra i due, fu certamente lei a soffrirne di più. Lei che aveva fatto di tutto pur di sottrarsi all'oppressione coniugale a cui sembravano essere state destinate la donne: rifiutò il matrimonio, la maternità e la vita da domestica pur di non apparire come la schiava di un uomo. Eppure, non poté rifiutare quel patto di illusoria libertà che, a conti fatti,rivelandosi quale imposizione senza scrupoli e senza vie d'uscita, finì per somigliare, presto, ad una trappola letale per il libero arbitrio di cui era stata portavoce la sua esistenza.

Prendere o lasciare. Sartre, infatti, stando alle testimonianze di alcuni, non avrebbe mai potuto fare a meno di soddisfare il suo appetito sessuale che per lui rappresentava un vero e proprio bisogno da sfamare.

'Gli uomini non sono spiriti, ma corpi in preda al bisogno'. - affermava, infatti, Jean-Paul senza esitare. E così, la vita dei 'coniugi morganatici' trascorreva impetuosa: sullo sfondo, una calca inarrestabile d'amanti finì per affollare le loro pionieristiche esistenze moderne.

Amore o dipendenza?

Ma, a queste condizioni, si può veramente parlare d'amore? O, forse, si tratta davvero di una forma di dipendenza? È questa la domanda che ancora oggi attanaglia chi s'imbatte nella storia di questa relazione. Eppure, per Sartre, non esistevano dubbi. E, infatti, mentre non disdegnava qualche ora in più da trascorrere con le sue amanti, così scriveva alla propria compagna: "La mia vita non appartiene a me solo.

Voi siete sempre me, l’essere stesso del mio essere, il cuore del mio cuore".

E alla fine Simone, tra alti e bassi, tradimenti, liti furiose e tra i compagni adulterini suoi e dell'altro, trascorrerà più di mezzo secolo al fianco di Sartre, accompagnandolo e sostenendolo sino al giorno della sua dipartita. Era il 14 aprile del 1980: Castor, stordita dagli psicofarmaci, giacerà tutta la notte accanto al cadavere di colui che non fu mai suo marito, ma che amo alla follia e senza alcuna misura. Un ultimo bacio al compagno ormai morto l'accompagnerà per i sei anni in cui vivrà definitivamente senza di lui.

"La sua morte ci separa, definitivamente, e la mia morte non ci riunirà. Così è; ed è già bello che le nostre vite abbiano potuto tanto a lungo procedere all'unisono".

Oggi i corpi di Sartre e Simone, i due "amanti necessari", sono sepolti insieme nel cimitero di Montparnasse, in un epilogo che forse, per la prima volta, li vede realmente uniti in una perfetta sincronia tra anime allineate.