Raramente nelle “lezioni di Cinema” tenute al Teatro Petruzzelli di Bari durante il Bifest è venuta fuori l’umanità di un artista così come con Antonio Albanese. L’attore ha iniziato quasi timidamente il suo dialogo con il pubblico, arrivando però a conquistare tutti con la sua sincerità e con il suo innato umorismo. Grandi risate e tanti applausi per una persona semplice, emotiva, profondamente innamorata del proprio mestiere, ricca di passioni e con un’innata curiosità verso il mondo che lo circonda. Infatti dalle sue parole appare chiaro come molti dei suoi personaggi siano nati dall’osservazione della realtà e si siano sviluppati nel tempo, arrivando a racchiudere in sé frammenti di vita vissuta da un comico che non vuole “ridere degli altri, ma ridere con gli altri”.

La straordinaria galleria di personaggi

Albanese li elenca tutti partendo dal primo, Epifanio: un personaggio che nasce da uno spettacolo drammatico ambientato in un manicomio, ispirato alle poesie di Jean Genet, per poi evolversi in maschera comica. Analogamente l’aggressivo Alex Drastico prende vita sommando tra loro tanti spunti che hanno ispirato l’attore nel corso dei decenni, a partire dalle origini siciliane della sua famiglia, con il padre operaio che si era trasferito per lavoro in provincia di Lecco, nel paese in cui Antonio è nato. Alcune maschere come il Sommelier hanno preso vita quasi per gioco, scherzando con amici; altre come l’ingegner Ivo Perego partono da fatti di cronaca. Per Albanese “da una piccola notizia puoi arrivare a raccontare un Paese intero”: l’attore quindi deve essere curioso per natura, leggere molto e saper ascoltare – innamorandosi dei tanti dialetti italiani, come il pugliese, “che suona come un blues” – e soprattutto cercare di sorprendere il pubblico, senza adagiarsi mai sui successi passati.

Una carriera nata al cabaret

Antonio Albanese decide di fare l’attore drammatico quasi per caso, dopo aver assistito ad uno spettacolo di Gabriele Vacis. Così frequenta la scuola d’arte Paolo Grassi a Milano; tuttavia si dedica fin da subito al cabaret. Una gavetta difficile, in cui è arrivato anche a pensare di abbandonare tutto, prima del successo partito dalla televisione.

Solo in un secondo momento è iniziata la carriera cinematografica con “Vesna va veloce” di Carlo Mazzacurati e con i film da lui diretti e interpretati. Infatti sembra che per quest’attore sia molto importante lavorare con gente fidata, con una troupe ben conosciuta; inoltre, quando deve solo recitare, è fondamentale per lui trovarsi bene con i registi: “Due o tre volte mi è anche capitato di rinunciare ai progetti con alcuni autori, dopo averli incontrati”.

Albanese, che ha ritirato a Bari il premio intitolato a Federico Fellini, ha appena finito di girare una serie per la televisione: ad ottobre lo vedremo su Rai 3 in “I topi” con un’evoluzione del ruolo di Alex Drastico, nella storia di una famiglia di latitanti che vive segregata in un bunker. In programma per il futuro ci sarebbe anche un lavoro teatrale che vorrebbe affrontare il tema complesso delle religioni. Un altro argomento difficile da trattare, dopo quello della politica, messa alla berlina dal suo profetico Cetto La Qualunque. A tal riguardo l’attore ha sorpreso il pubblico barese rivelando di aver ascoltato davvero un comizio in cui il candidato, alla fine di una serie lunghissima di promesse, non sapendo cos’altro aggiungere, aveva chiuso l’elenco con l’ormai proverbiale “più pilu per tutti”.