Da ieri notte Kendrick Lamar ha aggiunto l'ennesimo riconoscimento alla sua già stracolma bacheca, lo ha fatto riuscendo laddove mai un rapper era ancor arrivato, ovvero aggiudicandosi il premio pulitzer, diventando di conseguenza il primo rapper – e più in generale il primo artista non appartenente al mondo della musica classica o jazz – a portarsi a casa questo storico ed importantissimo riconoscimento.

Kendrick Lamar vince il premio Pulitzer ed entra nella storia: la cerimonia di premiazione e le motivazioni del comitato

L'evento cerimoniale ufficiale per l'assegnazione dei vari premi Pulitzer del 2018 si è svolto in data di ieri, lunedì sedici aprile, nella sede centrale della Columbia University di New York.

Tra le motivazioni che hanno convinto la giuria ad assegnare a 'Damn', – ultimo lavoro di inediti di Kedrick Lamar – il premio Pulitzer nella categoria musicale, l'importanza ed il peso sociale dei testi dell'artista californiano, il cui disco è stato descritto come "un lavoro che riesce a rendere e fotografare tutte le sfumature e la complessità della vita per gli afro-americani negli Stat Uniti d'America contemporanei".

La notizia – come ampiamente prevedibile, vista e considerata l'importanza simbolica e l'impatto socio-culturale di un avvenimento del genere – sta già facendo il giro del mondo, ottenendo un significativo eco mediatico anche in Italia. Sono infatti innumerevoli le testate giornalistiche del bel paese che hanno voluto dare l'annuncio già nel corso della notte.

Le prime polemiche on line

Per Kendrick Lamar si tratta dell'ennesimo riconoscimento degli ultimi tempi, dopo aver ottenuto ben quattro Grammy Awards – ovvero il premio musicale più ambito negli Stati Uniti d'America – nel 2018, praticamente tutti quelli della sezione hip hop; tuttavia qualcuno in rete sta già facendo polemica, sottolineando come il premio, soprattutto in base alle sopracitate motivazioni fornite dal comitato che decide i vincitori, sarebbe stato meritato ancor di più da 'To Pimp A Butterfly', il precedente lavoro dell'artista californiano.

Ciò che c'è di certo è che ancora una volta oltreoceano la musica hip hop – contrariamente a quanto avviene in Italia – ha dimostrato di essere stabilmente penetrata nell'immaginario collettivo di tutti gli strati socio culturali, che riescono a recepirne, e quindi apprezzarne, il vero valore culturale.