A partire dal diciannovesimo secolo, i principali gruppi sociali umani sono stati individuati nella borghesia e nel proletariato. Questi gruppi, ovviamente, sono le classi sociali: per i più curiosi vale la pena segnalare che ‘classe’ – fino al diciottesimo secolo, grosso modo – era una definizione relegata a indicare i principali insiemi di piante o animali. Quindi, è sostanzialmente un prestito terminologico fatto migrare dalle scienze naturali a quelle umane. In questo primo terzo millennio e riguardo ai due ceti emergenti nella classificazione sociale, è possibile affermare che il divario esistente tra chi differisce per ricchezza, funzioni, potere, prestigio e così via è sempre in auge.

Ed è proprio questo il paesaggio sociale che ospita il giallo di Giuseppina Torregrossa, “Il basilico di Palazzo Galletti” (Mondadori, pag. 252), pubblicato il 12 giugno 2018.

La Sicilia del romanzo

La romanziera segnala con limpidezza come uno stesso evento stagionale possa essere percepito diversamente. Fra le pagine e fra gli anfratti della narrazione si cita e si prega santa Rosalia. Con la speranza che la pioggia faccia la sua comparsa. A Palermo, il caldo afoso dell’estate avvampa; i bacini sono a secco; la terra è arida e polverosa. Neanche stare in casa aiuta più di tanto: è agosto e, come ormai da dura prassi, dai rubinetti l'acqua non si convince a fare il suo dovere; scende appena, poco convinta.

All’esterno, lungo i fianchi delle strade di “Il basilico di Palazzo Galletti”, ci sono marciapiedi e miasmi. L’aria pregna di umore estivo è incrociata dalle fermentazioni dell'immondizia. È quasi irrespirabile. C’è modo e modo di affrontare un’estate di quella foggia. E dipende da chi si è: i più facoltosi lasciano i quartieri alti, diretti alle loro ville al mare; gli umili si spostano come fantasmi nella polvere, che qualche vecchio autocarro agita nelle strade senza asfalto della periferia.

Un ferragosto singolare

Marò è stata da poco promossa capo del gruppo ‘anti femminicidio’. La ragazza è una poliziotta, più precisamente una commissaria. Anche lei, come tutti gli abitanti di Palermo, attende che arrivi la festa in onore della patrona della città. Ma non aspetta solo quell’evento. Marò attende anche che le passi quella sensazione di inadeguatezza e agitazione che la tormenta.

Dovrebbe essere felice per come sta procedendo la sua carriera. Ma la carriera non è l’esistenza – perlomeno, non tutta – e quel tempo che le corre addosso con tanta fretta e affanno, le chiede una scelta di vita. A due. Magari con Sasà, il fidanzato con il quale sta vivendo una relazione turbolenta e instabile. E la commissaria Marò è anche in attesa – in quel ferragosto segnato da un omicidio – di comprendere perché le indagini la stiano conducendo verso la sua stessa vita privata.