Il primo quadro di danza che apre la scena è quello dei ballerini prostrati a terra riuniti in un ordine silente con il volto rivolto ad un "fronte del porto", il luogo nel quale il coreografo Fabrizio Monteverde ambienta la vicenda per designare, in un mare metaforico, la profondità travolgente delle passioni, l'altrove sconfinato in cui le storie si perdono e divengono profili di umanità. Il Balletto di Roma, approdato a Rovigo al Teatro Sociale il 31 gennaio per presentare il suo Otello nel tour che sta toccando varie città italiane, reinterpreta il racconto shakespeareiano in una chiave moderna che punta a plasmare i rilievi dell'intreccio psicologico fra Desdemona, il Moro di Venezia e Cassio.

Un coinvolgimento emozionale che il pubblico ha molto apprezzato rispondendo, oltre che con il fragoroso tributo finale, anche con molti applausi a scena aperta diretti, in particolare, ai "pas des deux" dei due primi ballerini, Vincenzo Carpino, nel ruolo di Otello, e Roberta De Simone, in quello di Desdemona.

Movimenti precisi sulle onde musicali di Dvorak

Il corpo è usato come sceneggiatura nel linguaggio espressivo della danza che sostituisce la parola. Il Balletto di Roma, sotto la direzione artistica di Francesca Magnini e l'equilibrio forgiato dalla maitre Anna Manes, ha impregnato il movimento di passione tuffandolo nei colori rosso e nero, simboleggianti l'incontro di eros e thanatos, nel disegno delle luci di Emanuele di Maria.

Uno spettacolo molto irruento in cui ogni gesto ed ogni sguardo appare come la riga di un discorso muto ed efficacissimo. Irrorano ogni sequenza le musiche di Antonin Dvorak che scendono in un pathos tratteggiante le vie inarrestabili della tragedia in atto. Unico momento lirico classicheggiante con le danzatrici in punta di scarpetta, quello del fazzoletto che Otello aveva donato come pegno d'amore a Desdemona e che il malvagio Jago fa ritrovare nella stanza di Cassio per convincere il Moro dell'avvenuto tradimento dell'amata.

Eroina della modernità

Desdemona soccombe e anche nell'interpretazione del Balletto di Roma viene spogliata delle sue certezze, privata delle sue vesti di onore ed innocenza, scagliata per la cecità della gelosia in ciò che oggi definiremmo un "femminicidio". La coscienza del sacrilegio compiuto è, in fondo, in quella scena iniziale, nell'incipit penitenziale prefigurante il ripiegamento, il ravvedimento, lo strazio di Otello dopo il delitto.

Il protagonista da solo ripropone i passi di danza eseguiti con Desdemona mentre il mare resta sullo sfondo a contenere i sentimenti sfregiati e vilipesi. Un contrasto che si scuote implicitamente in un appello senza fine.