Quando sul finire del 2006 si iniziò a intuire un certo cambiamento socio economico nel mondo, il pensiero dei più pessimisti andò nei pressi di Wall Street; la loro macchina del tempo si fermò quindi al 1929. Secondo alcuni economisti, il loro tentativo di assimilazione fu perfino cauto: pare sia andata pure peggio. Lo scrittore Mimmo Parisi, oggi 23 febbraio 2019, ha pubblicato “Ti voglio bene come nei film” (stileLIBeRO, pag. 203), un romanzo che parteggia per la seconda tesi. Va da se che l’approccio usato dal romanziere è distante da un’analisi di marca meramente critica ed economica, tuttavia riconosce con decisione il colore drammatico che rese difficile – a livello mondiale – tutto quello che si pensava fino ad allora conquistato.
Lo stile del romanzo
Una nota importante va al titolo: Parisi mostra come l’esercizio della scrittura, porti a racchiudere in nominazioni dal fragrante gusto pop, anche temi così angusti come può essere una crisi planetaria che mette tutti in genuflessione forzata. E cosa c’è di più ‘leggero’ di un Ti voglio bene che mette tutti d’accordo? La storia che abita le pagine del libro è assimilabile a quella che, in letteratura, ha fatto la fortuna di tanti letterati del passato e del presente; insomma, il romanzo di formazione. Mimmo deve aver guardato con grande interesse ai vari Il giovane Holden di J. D. Salinger, Duddy Kravitz di Mordecai Richler o Colpa delle stelle di John Green, etc. Non solo, con grande perizia e garbata disinvoltura ha pure usato stilemi e tecniche di narrazione tipiche del genere che ha, ovviamente, resi personali e credibili.
Trama del libro
Il racconto parte dall’adolescenza di un gruppetto di ragazzi. Di questi, due sono i protagonisti assoluti: Mirko e Fede. Il nocciolo della narrazione e che rivela da subito la sua durezza lignea al lettore, è costituito dall’innamoramento dei due. Certo, se fossero innamorati in contemporanea e basta, avrebbero potuto stringersi la mano e farsi i complimenti per la nuova esperienza che, di fatto, li stava traghettando verso una nuova versione di loro stessi: dalla fanciullezza all’adolescenza.
Ma qui ecco entrare in campo il primo problema – sono infatuati ambedue della stessa ragazza! –. Ma, a peggiorare ancora più la situazione, ci si mette anche l’aspetto parentale. Fossero solo amici, beh, farebbero come tutti abbracciando l’usurato ma sempre valido, In guerra e in amore tutto è lecito. Ma per loro non vale: sono fratelli.
E si stimano. La ragazza si chiama Morgana. Un nome, quest’ultimo, legato a leggendarie difficoltà a promuovere contatti reali. Questa figura sarà fino al termine del libro, uno spettro che farà nascere continue speranze nel deserto dell’esistenza del fratello minore.