Per il secondo anno di seguito il pubblico del Bif&st – Bari International Film Festival, ha avuto l’occasione di avvicinarsi alla cinematografia cinese, attraverso un evento organizzato da Apulia Film Commission, con il patrocinio dell’Istituto italiano di cultura a Shanghai. Il forum China Insight in quest’edizione ha fatto un passo avanti, focalizzandosi anche sul rapporto con il Paese orientale, vissuto nel corso del tempo da critica ed autori in Italia. Infatti, nel primo dei due incontri dedicati al tema, gli ospiti intervenuti si sono soffermati sulle relazioni sviluppate in passato, non tralasciando anche l’analisi di possibilità di future collaborazioni, attraverso coproduzioni internazionali.

La fortuna critica del cinema cinese in Italia

L’incontro è stato aperto dal professor Luca Bandirali, docente di Cinema, fotografia e televisione presso l’Università del Salento e membro del Cda di Apulia Film Commission, che nel suo intervento ha ripercorso l’evoluzione dell’attenzione della critica e del pubblico verso i lungometraggi cinesi. Bandirali porta ad esempio l’esperienza della rivista Segnocinema, fondata nel 1981, che già dopo pochi numeri inizia a dedicare spazio alla Cina. In seguito, film come Sorgo Rosso, Ju Dou e Lanterne Rosse di Zhang Yimou o La vita appesa a un filo di Chen Kaige, consacrano i registi della ‘quinta generazione’: nati negli anni ’50, sono cineasti in cui prevale ancora la continuità con il passato ed un forte simbolismo.

Ma già pochi anni dopo si incomincia a parlare di altri autori, quelli della “sesta generazione” che si interessano al presente. Le loro storie metropolitane contrastano con le trame rurali, ambientate in tempi lontani e spesso allegoriche dei predecessori. Contemporaneamente si pone l’attenzione sui cineasti di Hong Kong, mentre lo sguardo critico sulla produzione cinese si fa sempre più articolato ed approfondito.

La Cina vista dai registi italiani

Luisa Prudentino, professoressa di Storia del cinema cinese, presso l’Inalco di Parigi e l’Istituto di studi politici a Le Havre, invece si è soffermata sullo sguardo dei registi italiani verso la Cina. Una lunga tradizione, iniziata con un pioniere come Enrico Lauro, che alla fine dell’ottocento introduce la settima arte nell’impero.

Nel 1957 Carlo Lizzani ottiene, grazie all’intercessione del Pci, i permessi per realizzare il documentario La muraglia cinese, in cui, evitando ogni riferimento politico, riprende momenti di vita caratteristici, come la pesca con il cormorano. Va meno bene a Michelangelo Antonioni con Chung Kuo, Cina, molto criticato per la rappresentazione della povertà nel Paese, nonostante si limiti a riprendere i luoghi stabiliti dalle autorità locali. All’inizio degli anni ’80 con Marco Polo, Giuliano Montaldo dirige per la televisione una coproduzione internazionale, anche se il primo vero esempio di collaborazione tra Cina ed Occidente è considerato L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, del 1987.

Infine La stella che non c’è, girato da Gianni Amelio nel 2006, segna l’evoluzione del nostro sguardo sui problemi di una terra che ormai si muove con gli stessi nostri ritmi produttivi.

L’esperienza di Zhu Xiaoling

Infine la regista e produttrice Zhu Xiaoling ha raccontato la propria esperienza lavorativa: nata in Cina, è arrivata alla fine degli anni ‘80 in Francia, dove ha creato una società, la Orient Studio Productions, per realizzare i lungometraggi che dirige nel Paese d’origine. L’autrice ha sostenuto l’importanza delle coproduzioni, che possono aggirare le barriere all’entrata del mercato cinese e garantire una maggiore libertà creativa al cineasta, spesso costretto a fare i conti con la censura.

Importanti per la riuscita del progetto sono la possibilità di reperire finanziamenti e la capacità di proporre storie che guardino al mercato globale.

La giornata si è conclusa con la proiezione di La Rizière, il film girato nel 2010 dall’autrice, che nel corso dell’incontro ha raccontato il lungo percorso per riuscire a portare sul grande schermo questa storia, ambientata in un piccolo villaggio rurale nel sud della Cina.