Nell'ambito della IX edizione di “Danza Excelsior”, Festival Internazionale organizzato dal Balletto di Siena G.A.Ateneo della Danza diretto dal ballerino e coreografo Marco Batti, si sono alternati sul palcoscenico dei Rinnovati capolavori ballettistici che hanno fatto il pieno di applausi durante i tre giorni dal 26 al 28 aprile 2019.

Applausi e gradimento del pubblico

Patrocinato dal Comune di Siena, dalla Fondazione Toscana Spettacolo, dalla Regione Toscana, da Unicoop Firenze, da Balletto di Siena, da Certamen Internacional de Coreografia Burgos New York, la manifestazione ha esordito con la Carmen interpretata da Letizia Giuliani e Amilcar Moret G.

su musiche di G. Bizet e coreografie di A. Amodio, un intramontabile della danza A seguire Don Quixote con Virna Toppi e Nicola Del Freo su musiche di L. Minkus e coreografie di R. Nureyev, genio ribelle della danza. A seguire L'altro Casanova, North, Donne, Cinzas, Simbiosi, Vertigo Maze, Viaggio nella speranza e L'ultimo vestito è senza tasche. Racconti dove si sono intrecciati armonia, desiderio di libertà, esperienze universali e la voglia di ripercorrere viaggi di luce o oscurità attraverso la ricerca, l'espressione dei corpi e l'unione di innovazione e integrazione della tradizione. A chiudere questa edizione così ricca di Arte e bellezza domenica 28 aprile alle ore 17,00 è stato il Balletto di Siena con un omaggio ad un cineasta riminese dall'indiscusso estro artistico dedicandogli: Fellini, la dolcevita di Federico.

Quando lui e la Masina si incontrarono nei corridoi della RAI nel 1942 provarono emozioni contrastanti. Lei affermò: “Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. É tutt'occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori”. Per lui invece fu il classico colpo di fulmine: “É un peperino piccolo, piccolo, mi piace tanto. Mi fa tanto ridere”.

Da quel momento Giulia divenne Giulietta e lo sconosciuto uno dei registi più acclamati nel mondo capace di trasformare in poesia, magie, incantesimi, visioni, l'arte cinematografica. Questo ci ha restituito Marco Batti che a quasi cento anni dalla nascita di Federico, sulle musiche di Nino Rota nel quarantesimo anno dalla sua morte, di Nicola Piovani e di Max Richter ci ha mostrato la poetica del movimento attraverso una espressività pura senza forzature ma capace di costruire affreschi delicati delle opere immortali del regista romagnolo.

Accanto a lui la Light Design Claudia Tabbi, e i costumisti di Atelier Retrò con le interpretazioni di Filippo Del Sal nei panni del grande Federico, Elena Iannotta nei panni della tenera Gelsomina interpretata nel film La strada da Giulietta Masina, Giuseppe Giacalone nei panni di Zampanò, Koh Yoshitake nelle vesti de Il Matto, e accanto a loro La gradisca di Amarcord, Sylvia de La dolce vita, la tabaccaia sempre di Amarcord, Maddalena de La dolce vita, Fernando de Lo sceicco bianco. Tutti i dodici ballerini sono stati capaci di ricostruire momenti indimenticabili trasportandoci nel mondo dei personaggi felliniani con eleganza e con una coordinazione che durante tutto lo spettacolo è apparsa come un continuo dialogo creativo attraverso il filo invisibile che ha unito tutte le opere del regista.

Come scrive il coreografo Marco Batti

Il primo atto si apre sulla vita reale di Fellini, artista disincantato, osservatore delle particolarità di un genere umano reale, non idealizzato. Oniricamente ci ritroviamo nella “galleria” delle figure che hanno popolato le opere più importanti di Fellini, ognuno con le proprie caratteristiche, gli indimenticabili costumi e la loro fisicità, a partire dalla struggente Gelsomina con la quale il regista rivive le emozioni dell'adolescenza e della gioventù rappresentata dai ragazzini innamorati di Amarcord. Accanto a loro il Matto, ironico e allegro, colui che spiegò il senso delle cose alla spaurita ragazza che immolò la propria vita per cambiare lo spirito rozzo e irrequieto di Zampanò che apre il secondo atto, intanto si attraversano i toni glamour e amari de La dolce vita con Marcello e Sylvia interpretati da Chiara Gagliardo e Giuseppe Giacalone, una coppia affiatata con eccellenti capacità tecniche ed espressive.

Fra loro l'apparizione di Giulietta degli spiriti interpretata da Eleonora Satta che riesce a rendere l'atmosfera onirica e realistica allo stesso tempo, mentre le fanno eco La Tabaccaia, Matilde Campesi e La Gradisca fra le fantasiose apparizioni de Lo sceicco bianco interpretato da Carlo di Lorenzo.

“...forse ti vuole bene”.

Recita il Matto a Gelsomina mentre si chiude l'opera con un Federico ormai anziano e le tre proiezioni del suo essere, caricaturali quanto i personaggi delle sue pellicole neorealiste. Un lenzuolo bianco sul quale ci passano davanti i fotogrammi che lasciano per ultimo Zampanò, caricatura del cineasta allo specchio. Spensieratezza, amore, disillusione sembrano essersi materializzate nei corpi dei ballerini mentre l''opera sembra chiudersi con una frase malinconica: “Ma finisce tutto così?

Senza un raggio di luce?”

È proprio in quel momento che la nostalgia viene avvolta dalle note indimenticabili di Nino Rota e una nuova tempesta di emozioni ci avvolge ritrovando lo spirito malinconico ma burlone del grande Federico a cui Ettore Scola, suo grande amico e collega ha dedicato nel 2013 l'ultimo lungometraggio della sua vita intitolato: Che strano chiamarsi Federico.