"La fiaba cifra dell'identità europea", è il titolo del convegno che si è svolto a Roma il 15 maggio nella Sala Igea dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, ente promotore delle iniziative insieme alla Regione Puglia, e che ha riunito studiosi del panorama culturale italiano ed internazionale al fine di candidare la fiaba popolare quale bene patrimonio dell'umanità.

L'evento è stato realizzato sulla traiettoria di sviluppo del percorso "Le strade della fiaba" elaborato dalla Regione pugliese e fondato sull'architrave progettuale dell'inserimento delle fiabe dei Fratelli Grimm fra i beni immateriali del Programma Unesco "Memoria del Mondo" avvenuto il 27 giugno del 2005.

La richiesta che ora si avanza è l'estensione della protezione Unesco a tutta la fiaba popolare europea poichè essa è archetipica di una identità geografica e culturale che nello snodo della narrazione mitica sottende un sostrato economico-sociale e politico.

Tanti valori nel mondo delle fiabe

Laura Marchetti, docente di Didattica delle Culture all'Università di Foggia e principale promotrice del convegno romano, ha spiegato che la fiaba è la voce poetica dello spirito delle nazioni ancorato ad una tradizione orale che tramanda simboli, sogni, forme religiose e cultuali, ma anche usi civici, arti e mestieri, legami di solidarietà e cooperazione. Nelle favole si cela la "polis" che non è il luogo fortificato in funzione difensiva e militare, ma, soprattutto, ambito di relazioni che sono rivolte all'amicizia, alla cortesia, allo scambio.

"Come nell' "Angelo della Storia" che unisce Walter Benjamin e Hannah Arendt - ha affermato Laura Marchetti - e come nel celebre testo di Benjamin "Uomini Tedeschi" che passa in rassegna figure eminenti della cultura teutonica, da Kant ai Fratelli Grimm e Goethe, votate ai valori della pace e della conoscenza, così il cuore fondativo delle fiabe è la gentilezza".

Questa attitudine gentile, inerme, prosegue ancora la studiosa, diviene apertura fraterna, come in Hansel e Gretel, e forma velata di una fratellanza che si allarga alla terra intera. La favola è anche attenzione ai piccoli che sono ammantati di una loro "sovranità" confrontabile a quella dei Re. E' Pollicino, infatti, che semina le briciole per trovare la via e in questo si dischiude l'involucro dell'uguaglianza dei personaggi delle storie che trovano voce e ruolo, siano popolani, bambini o regnanti.

Un altro aspetto importante della narrazione fantastica è la risurrezione della natura personificata nella sua descrizione animistica: il bosco parla, è partecipe delle vicende di eroi ed eroine che lo attraversano, tanto quanto lo sono il sole, la luna, gli animali. D'altra parte anche il mugnaio di Schubert chiede al ruscello, che gli risponde, quali sono i passi che deve compiere per andare incontro al suo destino. "Il viaggio è un altro tema ricorrente della fiaba - ha proseguito Laura Marchetti - come itinerario esperienziale e formativo, l'odissea all'interno della quale il protagonista attraversa avventure e si ferma con creature e popoli diversi trovando ospitalità in un significativo meticciato culturale".

La fiaba ed il sogno della libertà

Nella costellazione del mito delle favole di tutta l'Europa campeggia un altro valore che è la libertà. L'eroe tende drammaticamente alla realizzazione del suo desiderio, ma la libertà non è solo questo, è data dal legame autoctono con la terra natia, con l'idioma, con le tradizioni che sono il serbatoio di risorse e appartenenze da spendere nel mondo.

Nella favola c'è la patria, la comunità che si configura come organizzazione statale ma anche la "Matria", secondo un neologismo coniato dalla professoressa Marchetti per designare le caratteristiche della fiaba legate simbolicamente all'accoglienza che rifiuta i recinti.

Come affermavano Italo Calvino e i Fratelli Grimm ogni favola esprime "l'odore della propria terra" e "la luce del proprio cielo". Ciò implica che ogni nazione ha elaborato una identità narrativa in cui si rispecchia l'impianto valoriale dell'identità politica.